THE RISING - Federico commenta l'album

"Sometimes the truth just ain't enough/ Or it's too much in time like this/ Let's throw the truth away, we'll find it in this kiss/ In your skin upon my skin, in the beating of our hearts/ May the living let us in, before the dead tear us apart."
Finalmente ora possiamo tirare un sospiro di sollievo: il rock ha un futuro,il rock è il futuro, e questo futuro ancora una volta risponde al nome di Bruce Springsteen!
Il nostro uomo è riuscito nell'impresa, anzi nel miracolo, anche grazie a quella che penso si confermi come la migliore band della storia del rock: realizzare un album in grado di competere con i capolavori della sua precedente discografia, che finalmente possa tranquillizzare se non accontentare anche i fans più accaniti, quelli della prima ora o perlomeno quelli del boss prima maniera (quando ancora non era conosciuto come tale, ma semplicemente faceva parlare di sé per i suoi straordinari concerti e per la carica della sua band).
"The Rising" è semplicemente il miglior disco rock degli ultimi anni. Nella produzione di Bruce penso che per intensità emotiva sia secondo solo a "Darkness", mentre per tanti aspetti (musicali e tematici) sembra essere il risultato, la sintesi in evoluzione, lo sbocco di un cammino iniziato con il rythm'n'blues di "The Wild", proseguito in tono musicalmente trionfalistico con "Born to run" e "Born in the USA" e confluito nel folk-rock impegnato di "The Ghost". 
Solo un grande autore poteva pensare e realizzare un pezzo come "World Apart" e non soffocarlo nella retorica; stesso discorso si può fare per "My City of Ruins": anche se i temi trattati avrebbero potuto far cadere in errore, i testi non lasciano dubbi sulla particolarità dell'approccio di Springsteen ad essi. "Mary's Place", poi, testimonia che il vero Springsteen è tornato, con tutta la carica del suo rock e del sax di Clarence Clemons: anche se le tematiche sono più riflessive, l'energia e la vitalità sono le stesse di tanti concerti in più di 30 anni di carriera!
Non dimentichiamoci poi la bellissima "You're Missing", oltre alle più tradizionali e rockeggianti "Waitin' on a Sunny Day" e "Countin' on a Miracle", con un cenno particolare per l'innovativa "The Fuse" ed un apprezzamento per "Paradise", che si avvicina alle atmosfere niente meno che di "Nebraska"! Le altre canzoni sono comunque coerenti non solo con la realtà post 11 settembre (come alcuni critici fanno notare, riducendo il disco quasi ad un'invettiva patriottica e dimostrando di aver capito poco o nulla dei testi delle canzoni), ma anche con il taglio dato da Springsteen all'album, che può sicuramente essere letto alla luce di quelli che sono i parametri tradizionali di Bruce (e questo è già molto importante), ma che apre anche nuovi spiragli alla sua musica, lasciando intendere di avere ancora molto da dire per il futuro (e questo è ancora più importante!).
Inoltre, la E-Street Band può sembrare penalizzata soltanto dopo un ascolto distratto: in realtà ruggisce come ai tempi d'oro, anche se forse con meno evidenza negli interventi dei singoli, ma sicuramente con maggior amalgama globale e precisione rispetto ad altre incisioni in studio. Chissà come ha fatto il nostro a star lontano da questa band per tanto tempo! E chissà cosa staranno preparando per i loro concerti del prossimo tour (che mi aspetto ai livelli di quelli a cavallo tra gli anni '70 e '80 le premesse ci sono!), perché la realtà di Springsteen e della E-Street Band è il palco !
Il risultato è sicuramente superiore alle attese. Per una volta si può dire che "the promise is NOT broken" e di questo dobbiamo essere grati ad un ragazzo ormai uomo venuto dal New Jersey
ancora una volta.

Federico


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