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 Oggetto del messaggio: Wherever this flag's flown
 Messaggio Inviato: lunedì 13 febbraio 2012, 22:57 
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A parlare di “Magic outtakes†si finisce in un ginepraio. Questo perché, nell’immaginario collettivo, le “Magic outtakes†equivalgono a Working on a dream, e allora addio. :razz: Il problema è che, per stile e argomento, We Take Care Of Our Own potrebbe essere benissimo stata scritta per l’album del 2007. In più, il termine “outtake†non va per forza associato all’idea di “scartoâ€, o di fondo di magazzino anche perché negli ultimi quindici anni la genesi degli album di Springsteen si è fatta alquanto "tortuosa". Il cofanetto Tracks sembra aver cambiato le regole del gioco, avviando un procedimento di “riabilitazione del passato†la cui onda lunga arriva fino ad oggi. Riassumendo: Devils & Dust nasceva come rivisitazione del materiale inciso a seguito di The Ghost of Tom Joad, e poi accantonato; We Shall Overcome ha una gestazione analoga: un tributo a Seeger che “ossessiona†Springsteen per oltre otto anni, fino a diventare un album e un tour; il recente The Promise testimonia un ritorno su registrazioni degli Anni Settanta, avvenuto fra il 2007 ed il 2010. Lo stesso The Rising contiene pezzi scritti assai prima del Settembre 2001. Nothing man del 1994 fu, a quanto pare, il primo pezzo sul quale si posò l’attenzione di O’Brien.
Solo Magic sembrerebbe sfuggire a questa logica, ma forse solo perché le informazioni riguardo i suoi pezzi scarseggiano. Quanto a Wrecking Ball, è stato definito da Steve come “una sintesi di quanto la Band abbia fatto negli ultimi dieci anniâ€. A che cosa Steve si riferisse davvero, lo scopriremo solo fra qualche settima. Di certo sappiamo che l’album contiene – bonus tracks incluse – almeno tre pezzi appartenenti a periodi assai diversi: Land of Hope and Dreams (virtualmente del 1999), American Land (2006) e Wrecking Ball (2009). Tutto questo preambolo inutile solo per dire che il processo compositivo degli album di Springsteen è evoluto parecchio di recente e, soprattutto, temi lasciati pendenti qua e là sono stati riannodati in maniera spesso inattesa.
Il singolo d’apertura di We Take Care Of Our Own sembra essere un perfetto esempio di questa tendenza. Se What Love Can Do, l’outtake di Magic che virtualmente ha dato la stura a Working on a dream, era stata definita da Springsteen “una canzone sull’amore ai tempi di Bushâ€, We Take Care of Our Own potrebbe essere “una canzone dei tempi moderni quando l’amore viene menoâ€; un amore non di coppia o famigliare, ma di ordine sociale. Ancora, le prime voci su Wrecking Ball riportateci dall’Hollywood Reporter parlavano dell’album più arrabbiato mai scritto da Springsteen. Anche questo è un commento tutto da valutare, ma potrebbe essere un elemento importante per capire la scelta e lo spirito di questo primo singolo. Dopo il pop di Working on a dream e il "passatismo" di The Promise, con questo singolo Bruce ritorna al suo impegno sociale; We Take Care of Our Own è per molti aspetti un’acida update delle tematiche di Magic che sembra dirci che la ricreazione è finita.
Scorrendone il testo, viene subito alla mente Long Walk Home, uno dei brani chiave di quell’album, e tra i primi essere stati scritti. Il secondo verso (I been looking for the map that leads me home) e soprattutto i riferimenti alla bandiera sono i gran parte gli stessi. Se però nella canzone del 2007 vi era la certezza che, per quanto lunga, una strada verso casa c’era, questa volta le cose sono diverse. Allo stesso modo, e per quando annichilita, la comunità americana di Long Walk Home rimaneva un punto fisso. Qui invece sembra essere il contrario. L’ossessivo Wherever this flag’s flown rimanda poi alla conclusione di Your Own Worst Enemy (Your flag it flew so high / It drifted into the sky). Di questo pezzo si parla di rado ma è essenziale nell’economia di Magic. Quel misterioso "nemico" giunto in città da chissadove altro non era che la perdita del senso di appartenenza ad una comunità e a determinati valori. Ecco allora che La bandiera fatta sventolare con tanto orgoglio, si smarrisce in un cielo indistinto.
A badarci bene, lo stesso senso di incertezza caratterizzava anche il primo singolo di Magic, Radio Nowhere, un pezzo che, quanto a minimalismo stilistico, ricorda molto da vicino We Take Care Of Our Own. Là si cercava “via etere†una connection che era venuta a mancare: dietro alla generica volontà di sentire “del†ritmo, c’era il medesimo senso di isolamento. Non a caso, anche Radio Nowhere si apriva su un verso pressoché identico al secondo di We Take Care Of Our Own: “I was tryin' to find my way homeâ€. Tutte canzoni che denotano quindi uno smarrimento, una ricerca di una “casa†che è essenzialmente una realtà sociale che è venuta meno.
Senza voler forzare il discorso, ci sarebbe poi un ulteriore legame fra le canzoni di Magic e il nuovo singolo. Il centro di Radio Nowhere è ovviamente il suo ritornello, che ricalca uno “slogan†che, passando per diverse incarnazioni, Springsteen sfrutta da almeno vent’anni: “Is there anybody alive out thereâ€. Un'altra canzone di Magic, e forse la più "arrabbiata", si sviluppa attorno ad una sorta di slogan, questa volta dalle marcate implicazioni politiche: Last to Die. È noto come il ritornello Who’ll be the last to die for a mistake sia un’esplicita allusione alla testimonanza che nel 1971 John Kerry rese di fronte al senato USA sulla guerra in Viet Nam, dal titolo emblematico “How Do You Ask a Man to be the Last Man to Die for a Mistake?" Il motivo per cui ritorno su questi aspetti è perché con We take care of Our Own si applica un procedimento simile. Come è stato segnalato da altri, “We take care of our own†(e per esteso, “In the battlefield or at home, we take care of our ownâ€) è pure un motto dei Marines, volto proprio ad esorcizzare l’acronimo M.I.A. (Missing In Action) diventato tristemente celebre nel Sud Est Asiatico. Nel contempo, ricorda gli immancabili slogan elettorali, dove il candidato di turno si "impenga solennemente" a concentrarsi sui bisogni reali dell’elettore...
È in larga parte sull'ambiguità e sulla differente valenza semantica di questo slogan che Bruce costrusce il suo nuovo singolo. Se però come detto, la canzone ci riporta allo spirito del 2007, le realtà è peggiore. Come sempre accade con Spingsteen, il singolo di lancio ha grande importanza. È una sorta di discorso sullo Stato dell’Unione Springsteeniana, che ha il compito di trasmettere lo stato d’animo dell’artista; un’istantanea della realtà in cui si vive. In tal senso l’attacco di We Take Care Of Our Own dice parecchio. Il 2012 ci mette di fronte ad una serie di fallimenti: quello della politica che non sa dare risposte (I been knocking on the door that holds the throne); quello personale (I been looking for the map that leads me home), e soprattutto quello sociale (I been stumbling on good hearts turned to stone / The road of good intentions has gone dry as a bone). Come per il soldato di Devils & Dust, anche qui i cuori si impietriscono; ma non essendoci la “giustificazione†del fronte, la cosa è, se possibile, più grave. La strada delle buone intenzioni si è fatta “dry as a bone†che è un’espressione idiomatica, ma che rimanda pure alla "Visione delle Ossa Aride" in Ezechiele, un passo già visitato da Springsteen per Black Cowboys. Nel passo biblico l’aritità delle ossa è simbolo della fede di un popolo che è venuta meno (Figlio d’Uomo, quelle ossa sono tutto il popolo d’Israele. Ecco, essi van dicendo: “Le nostre ossa sono seccate, la nostra speranza è svanita, noi siamo tutti perduti" Ezechiele, 37)
Il risultato di tutto questo è il ritornello ossessivo. Un “Ci prendiamo cura di noi, o dei nostri†che suona beffardo o sarcastico. Ognuno in realtà deve pensare a sopravvivere, badando in primo luogo a se stesso; e questo ovunque sventoli la bandiera, il simbolo di coesione nazionale per eccellenza. Così, questo ritornello ambiguo non può non ricordare quello alterettanto “patrittico†di Born in the U.S.A, il cui senso era rivelato solo a patto di ascoltare le strofe per davvero. E allo stesso modo, l’andamento dei violini e delle tastiere che fanno da controcanto al testo è in un certo senso una riedizione dei sintetizzatori dell’84. Come dire, una canzone dall’appeal immediato, costruita in studio per suonare radio-friendly, ma dall’alto potenziale polemico.
La seconda strofa è quella che più di ogni altra ci rimanda alla metà degli Anni 2000. Dal Nord al Sud degli Stati Uniti (From Chicago to New Orleans), e indipendentemente dalla classe sociale (From the muscle to the bone) Springsteen denuncia l’individualismo crescente; Nel riferimento a Chicago alcuni hanno colto un attacco ad Obama ma, personalmente, non credo che il 44° Presidente degli Stati Uniti - nato a Honolulu e cresciuto in Indonesia – sia il bersaglio primario dello sfogo Springteeniano. Associata a New Orleans, la menzione alla città dell’Illinois sembra riferita all'Eastland Disaster del 1915. La cosa notevole però, credo, è il ritorno sulla tragedia di New Orleans a quasi sette anni di distanza senza accennare, nel contempo, al disastro della BP. Questo mi fa sospettare che We Take Care Of Our Own possa risalire al periodo di Magic, senza che comunque questo la renda un pezzo di “cronacaâ€. Ben prima di Magic e delle sue possibili ottakes, Springsteen aveva reso omaggio a New Orleans dedicandole virtualmente il tour del 2006, e riscrivendo How can a Poor man stand such times and live di “Blind†Alfreed Reed. Qui invece si ritorna sulla tragedia dell’uragano Katrina con una precisione inusuale per Springsteen (From the shotgun shack to the Super Dome / There ain't no help, the cavalry stayed home / There ain't no one hearing the bugle blowin'). Ancora una volta si chiama in causa l’assenza del governo nel momento del bisogno, ma è importante ricordare che a quest’assenza non si contrappose uno spirito di solidarietà fra cittadini che permise loro di far fronte all’emergenza, “prendendosi cura l'uno dell’altroâ€. Al contrario, la rabbia sociale esplose, e New Orleans affondò nell’anarchia, con negozi messi a ferro e fuoco e le abitazioni svaligiate. Questo è un particolare margiale, e sarebbe tendenzioso enfatizzarlo per interpretare “We take care of our ownâ€, come un odioso Mors tua, Vita mea. Ci aiuta però a capire qual è lo spirito di questa canzone. Dietro al ritornello non c’è l’usuale invito a rimboccarsi le maniche e a ricominciare tutti assieme; siamo ancora un passo indietro; c’è in primo luogo l’amara costatazione di un tessuto sociale sempre più sfilacciato, una realtà dove ognuno pensa in primo luogo ai propri interessi; per triste necessità più che per egoismo. A mio avviso, le immagini che accompagnano il testo nella nuova versione del video sono eloquenti al riguardo. Ad uno Springsteen solitario che sfoga la sua rabbia sulla Fender di mille battaglie (ben più di quanto il pezzo richiederebbe, per verità), si contrappone una serie di volti normali, ma dall’espressione assente. Nessuno si guarda negli occhi, nessuno interagisce con nulla. Anche nell’immagine corale conclusiva, ognuno sembra indifferente a quanto lo circonda. Neppure i bambini guardano verso l’obiettivo della macchina da presa. Ognuno coltiva, come può, il proprio orticello; è quindi - involontariamente - complice e responsabile dello stato delle cose. E Springsteen glielo rinfaccia, sperando in una reazione. Al proposito, non credo sia una caso che, malgrado il decesso di Whitney Houston, Springsteen abbia deciso di aprire la sua performance ai Grammy Awards con “America, are you alive out there?â€. Certo, può essere interpretato come l’usuale maniera di aprire un concerto, ma chiamare la Nazione a dar prova di sé, a dimostrarsi viva, è proprio ciò che sta alla base di We Take Care Of Our Own.
Sempre la Performance ai Grammy ci offre una chiave interpretativa “nuova†per il finale della canzone. Nella versione studio il moderno "Ubi sunt?" dell’ultima strofa dimonstra come sia la società, al pari della politica, il bersaglio della critica springsteenina. Dove sono gli occhi con volontà di vedere lo stato delle cose? Dove sono i cuori disposti alla misericordia? Dov’è quell’amore che non era mai venuto meno? Dov’è il lavoro che nobilita l’uomo? Dov’è finita la spiritualità? E da ultimo, dove è finito il sogno Americano e la promessa di fratellanza implicita nella citazione di America The Beautiful? Questi sono aspetti che riguardano il singolo cittadino, non la politica. Nella versione studio queste domande rimanevano inevase. Seguiva invece un triplice Wherever this flag’s flown, intonato quasi come “where everâ€, come se si trattasse di un’ulteriore domanda retorica, a sintetizzare le precedenti. Come a dire, dove diavolo è finita la Nazione? E ogni cittadino, nel suo piccolo, era chiamato ad interrogarsi sul proprio egoistico prendersi cura di sé. Nella versione live di ieri, Springsteen ha livemente modificato il testo cantando "That (o That's?) wherever the flag’s flownâ€, dando così una risposta speranzosa ai suoi interrogativi: “la volontà di vedere, l’amore, il lavoro, la spritualità eccetera sono ancora, potenzialmente, dovunque sventoli la bandiera, o almeno questo è quello che dovrebbe essere. Vediamo se questo continuerà ad essere il testo proposto dal vivo. A prescindere però da questa modifica live, possiamo intuire perché Wrecking Ball è stato presentato come il più arrabbiato fra gli album di Springsteen. Mai sino ad ora Bruce aveva messo i suoi fans (e se stesso) sul banco degli accusati, chiamamandoli, tanto veementemente, ad un esame di coscienza.

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Good-luck, Goodbye


Ultima modifica di Gian il martedì 14 febbraio 2012, 11:25, modificato 1 volta in totale.

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 Oggetto del messaggio: Re: Wherever this flag's flown
 Messaggio Inviato: martedì 14 febbraio 2012, 2:05 
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Grandissimo Gian.

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Those romantic young boys: all they ever want to do is fight.


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 Oggetto del messaggio: Re: Wherever this flag's flown
 Messaggio Inviato: martedì 14 febbraio 2012, 9:32 
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la recensione è molto migliore del brano recensito

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me dispiace, ma io sò io. e voi non siete un cazzo!


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 Oggetto del messaggio: Re: Wherever this flag's flown
 Messaggio Inviato: martedì 14 febbraio 2012, 11:15 
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veramente complimenti: una analisi lucida, sentita, sofferta, profonda e persino spietata
complimenti ancora


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 Oggetto del messaggio: Re: Wherever this flag's flown
 Messaggio Inviato: martedì 14 febbraio 2012, 18:32 
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Come sempre è un piacere leggere le tue considerazioni.


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 Oggetto del messaggio: Re: Wherever this flag's flown
 Messaggio Inviato: martedì 14 febbraio 2012, 19:37 
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Bellissimo approfondimento. Grazie Gian.

Sull' argomento segnalo anche l' articolo di Christopher Phillips su Backstreets (trad. Colombati ) :

"Prima di tutto, per tutti quelli che si stanno domandando chi hanno effettivamente ascoltato suonare nel nuovo singolo, ecco i credits rivelati dal conduttore di Boss Time Radio, Tom Cunningham: Bruce Springsteen (voce, chitar-re, banjo, piano, organo, batteria, percussioni, loops), Ron Aniello (chitarra, basso, tastiere, batteria, loops), Soozie Tyrell (violino, cori), Patti Scialfa e Lisa Lowell (cori), The New York String Sec-tion (archi).
Lo Star Ledger ha nominato “We Take of Our Own†canzone della settimana. Tris McCall ha ricordato il flashback sulla ban-diera in “Long Walk Home†(“Bruce Springsteen è un mae-stro nel muoversi nel tempo en-tro i Quattro minuti di una can-zone popâ€), comparandolo con lo sventolare della bandiera nel nuovo singolo, anticipando le obiezioni di chi potrebbe non aver gradito ciò che ha ascoltato: “Per coloro che sono stufi del moralismo di cui è intrisa la poe-tica springsteeniana, ‘We Take Care of Our Own’ rappresenta un incubo. Il Boss è tornato sulle barricate, richiamandoci con for-za alle nostre responsabilità. Springsteen ha ormai 62 anni, ha vissuto la propria vita al massimo e noi abbiamo sempre potuto con-tare sulla sua capacità di tirar fuo-ri poesia dalle proprie esperienze personali, di modo che coinvol-gessero anche le nostre. Se adesso dice che stiamo diventando sem-pre più insensibili nei confronti del prossimo – e che ‘i cuori pie-ni di misericordia’ sono più diffi-cili da trovare’ – forse sarebbe meglio farsi un esame di coscien-zaâ€.
Su Blogness on the Edge of Town, Anne Haines racconta il suo primo ascolto della canzone: “Nonostante il tema della pro-messa infranta, non ci sento di-sperazione. Gira la voce che il nuovo album sia un disco arrab-biato; ma io non sento rabbia in ‘We Take Care of Our Own’ […] Ci sono, piuttosto, un sacco di domande: ‘Dov’è l’amore che non mi ha abbandonato? / Dov’è il lavoro che ha reso libere le mie mani e la mia anima?’. Ma la mu-sica stessa, il modo in cui si dipa-na in crescendo – e la visione di migliaia di voci che cantano in coro, di migliaia di occhi scintil-lanti che seguono lo show sul palco (il ‘lavoro’ cui si riferisce il testo, in un certo senso), di mi-gliaia di cuori che battono al rit-mo di quella batteria marziale –, la canzone, insomma, e l’esecuzione dal vivo per cui è stata evidentemente scritta, sono la migliore risposta a quelle do-mandeâ€.
Secondo Matt Orel – collabora-tore di Backstreets di lunga data – “forse ‘We Take Care of Our Own’ è davvero oscura per qual-cuno, così come lo fu ‘Born in the U.S.A.’ per una generazione pre-cedente. Entrambe le canzoni, alla fine, incitano a riappropriar-si della bandiera. Nel 2004 e nel 2008 Bruce Springsteen ha parte-cipato attivamente alle campagne elettorali in favore del candidato presidenziale dei Democratici. Obama ha lanciato lo slogan ‘Yes We Can’ [‘Sì, possiamo farcela’]. ‘Working on a Dream’ venne suonata per la prima volta in un rally elettorale pro Obama, due giorni prima della sua elezione. Quando ascolto ‘We Take Care of Our Own’ e arrivo al punto in cui dice che ‘la strada lastricata di buone intenzioni si è inaridita’ io ci sento un’accusa di tradimento da parte di un ex sostenitore. E quando la canzone chiede dove sono finiti gli occhi che vogliono vedere e i cuori che traboccano di misericordia e la promessa del Sogno Americano per l’intera nazione, non sento solo un’eco di ‘(What’s So Funny ‘Bout) Peace, Love and Understanding’; sento gridare: ‘No, we didn’t’ [‘No, non ce l’abbiamo fatta’]â€.
[…] “We Take of Our Own†è un vero e proprio inno, con un incedere marziale come non ac-cadeva dai tempi di “Badlandsâ€. E c’è da credere che tratti di al-cuni di quei “trouble in the heart-landâ€. Poi però c’è quel ritornello entusiasmante, edificante, che rischia di fare di “We Take Care of Our Own†non solo la canzone più equivocata di Springsteen dai
tempi di “Born in the U.S.A.â€, quanto piuttosto di far cadere tutti nello stesso identico equivoco di “Born in the U.S.A.â€. Con quell’immagine della bandiera che sventola, praticamente Bruce non chiede altro.
Infatti, in molti ci sono già ca-scati. Randall Roberts del Los An-geles Times descrive la canzone come “un’affermazione della Glo-ria nazionaleâ€, con un ritornello da cui si capisce come “parli del Paese e dei suoi problemi, ma an-che di solidarietà e di orgoglioâ€. L’Atlantic Wire ne parla come di un pezzo “davvero bello. C’era da aspettarselo, visto che è di Spring-steen, e anche perché parla di bandiere, di giuramenti di fedeltà e di vivere la propria vita col cuo-re pieno di misericordiaâ€.
Eppure, forse ancora di più di quanto succedeva con “Born in the U.S.A.â€, se solo si ascoltano quei versi con un minimo di atten-zione ci si rende conto di come il ritornello sia tutt’altro che un pea-na incondizionato. “We Take Care of Our Own†è una canzone su una ricerca che non approda a nul-la: la ricerca di amore, di pietà, di lavoro, di sentimenti, la ricerca della promessa americana e – ri-chiamando “Long Walk Home†– della “mappa che mi riporti a ca-saâ€. I pochi dettagli fattuali di cui è costellato il testo ci riportano alla tragedia dell’uragano Katrina e sono importanti per capire in prospettiva il ritornello. Venendo subito dopo il verso “non c’è al-cun aiuto, la cavalleria è rimasta a casaâ€, il ritornello “ci prendiamo cura di noi stessi†deve essere in-teso come un’amara ironia: in realtà non lo facciamo [ecco per-ché si è deciso di tradurre il titolo della canzone in “Badiamo solo a noi stessiâ€, NdR].
Sul New York Daily News, sotto il titolo che definisce la canzone “il racconto della fiducia dell’America in sé stessaâ€, Jim Farber scrive: “La cosa interessan-te è che si può interpretare il titolo della canzone in due modi. Quan-do Bruce canta, con ferma deter-minazione, “ovunque sventoli la bandiera, ci prendiamo cura di noi stessiâ€, possiamo leggere questa affermazione come una sobria ri-chiesta rivolta a chi ci governa di ricordarsi del patto che ci unisce come nazione; ma potremmo prenderla anche come una sempli-ce constatazione di fatto, l’affermazione della nostra fiducia in noi stessi, qualità preminente del carattere nazionaleâ€.
A mio avviso ci sono altri modi – oltre a questi due – di intendere il titolo. A parte l’interpretazione ironica, può essere letto come un’accusa: non ci prendiamo cura di tutti in questo paese; badiamo solo a noi stessi. In un’America in cui la società è divisa, paralizzata dalla faziosità, dal razzismo, dall’omofobia, dalla xenofobia, quel “noi stessi†è diventato un soggetto molto meno universale del popolo che vive sotto quella bandiera che sventola. Come canta Bruce in “American Landâ€, “le braccia che hanno costruito il Pae-se abbiamo sempre cercato di op-primerleâ€. In questo senso la frase “we take care of our own†sugge-risce banche sull’orlo del falli-mento che elargiscono bonus esorbitanti ai propri manager, ric-chi che escogitano scappatoie fi-scali per altri ricchi, eccetera…
Il che porta a un connotazione ancora più cupa di quel “we take car of our ownâ€, una frase spesso invocata da gruppi che non gradiscono intrusioni dall’interno, per giustificare propri atti violenti, illegali o immorali. Basti leggere quest’estratto da un articolo ap-parso su The Nation nel 2009, in-titolato La guerra razziale nasco-sta dietro Katrina, che racconta di una “milizia bianca†che ha ucciso almeno 11 afroamericani “nei giorni immediatamente successivi all’uragano, quando la città di New Orleans era spaccata in di-versi ghetti razziali, dopo il col-lasso della pubblica amministra-zione: “Circondato da una folla di locali di Algiers Point, con la pel-le bianca scottata dal sole, ad un barbeque tenuto pochi giorni dopo l’uragano, il membro della milizia Wayne Janak sorride e racconta guardando dirtto in camera: ‘E’ stato grande! Come la stagione dei fagiani in Sud Dakota. Spariamo a qualunque cosa si muova’. Nativo di Chicago, Janek si vanta di esse-re un vero sudista e dice: ‘Non sono più uno yankee. Mi sono guadagnato i gradi’. Una donna bianca che gli è accanto aggiunge: ‘Adesso capisce il codice nazi. Qui nel nostro quartiere we take care of our own [badiamo a noi stessi]’â€.
Così come con “Born in the U.S.A.â€, è l’uso sapiente dell’ambiguità da parte di Spring-steen a far sì che la canzone signi-fichi tutte queste cose insieme: è un inno alla compassione e uno sguardo disincantato rivolto al nostro fallimento; è disperata e al tempo stesso ispirata; condanna mentre loda. Ma comunque uno ascolti il ritornello, è chiaro come “We Take Care of Our Own†è un altro passaggio dello studio springsteeniano sulle miglia che dividono la promessa americana dalla realtà americana."

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Non si vive neppure una volta (K. Kraus )


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 Oggetto del messaggio: Re: Wherever this flag's flown
 Messaggio Inviato: martedì 14 febbraio 2012, 21:01 
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Grazie a voi per averlo letto.

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 Oggetto del messaggio: Re: Wherever this flag's flown
 Messaggio Inviato: martedì 14 febbraio 2012, 21:01 
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Gian non posso fare altro che ringraziarti per quanto hai scritto è sempre un piacere leggerti, però io non sono tanto sicuro che il nuovo pezzo sia un' outtakes di Magic.
Come spieghi Il fatto che Obama ha deciso di mettere "we take" nella sua playlist per le prossime presidenziali?
Secondo me Bruce dopo aver accusato la politica di Bush con Magic, ora ha capito che se si vuol realizzare il sogno americano, lo si possa raggiungere solo attraverso lo sforzo collettivo di tutti i cittadini. Ecco perchè non credo che Bruce l'abbia scritto nel 2007.

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 Oggetto del messaggio: Re: Wherever this flag's flown
 Messaggio Inviato: martedì 14 febbraio 2012, 21:36 
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omar99 ha scritto:
Gian non posso fare altro che ringraziarti per quanto hai scritto è sempre un piacere leggerti, però io non sono tanto sicuro che il nuovo pezzo sia un' outtakes di Magic.
Come spieghi Il fatto che Obama ha deciso di mettere "we take" nella sua playlist per le prossime presidenziali?
Secondo me Bruce dopo aver accusato la politica di Bush con Magic, ora ha capito che se si vuol realizzare il sogno americano, lo si possa raggiungere solo attraverso lo sforzo collettivo di tutti i cittadini. Ecco perchè non credo che Bruce l'abbia scritto nel 2007.


Beh, non dico che debba per forza essere un'outtake di Magic. Solo che quello è lo spirito, indipendentemente dall'Amministrazione alla Casa Bianca.
Quanto al fatto che Obama l'abbia scelta per la sua "playlist" elettorale (assieme quindi ad altre canzoni), penso che si tratti di un semplice "calcolo politico". Springsteen è stato una figura molto importante nell'ultima campagna elettorale dei Democratici (nelle ultime due per la verità). Suonò per Obama tanto nei giorni decisivi della campagna, quanto al suo insediamento nel 2009. E contribuì a "sdoganare" ad un pubblico bianco e di mezza età l'idea di un presidente di colore. Obama non può quindi "giocarselo", e sono convinto che, quando la campagna elettorale di quest'anno entrerà nel vivo, Springsteen darà ancora il suo apporto (già oggi figura su brucespringsteen.net un link ad un articolo formalmente pro-Obama). E' chiaro quindi che se Springsteen pubblica una canzone "politica", per quanto critica, Obama debba farla propria. Altrimenti se ne sarebbero inevitabilmente appropriati i suoi avversari (anche perché "We take care of our own" è uno slogan in perfetto stile Tea Party), rinfacciando ad Obama il "voltafaccia" di Springsteen. Facendo propria la canzone, invece, in un certo senso Obama la "esorcizza".

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Ultima modifica di Gian il martedì 14 febbraio 2012, 22:10, modificato 1 volta in totale.

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 Messaggio Inviato: martedì 14 febbraio 2012, 22:09 
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Gian ha scritto:
omar99 ha scritto:
Gian non posso fare altro che ringraziarti per quanto hai scritto è sempre un piacere leggerti, però io non sono tanto sicuro che il nuovo pezzo sia un' outtakes di Magic.
Come spieghi Il fatto che Obama ha deciso di mettere "we take" nella sua playlist per le prossime presidenziali?
Secondo me Bruce dopo aver accusato la politica di Bush con Magic, ora ha capito che se si vuol realizzare il sogno americano, lo si possa raggiungere solo attraverso lo sforzo collettivo di tutti i cittadini. Ecco perchè non credo che Bruce l'abbia scritto nel 2007.


Beh, non dico che debba per forza essere un'outtake di Magic. Solo che quello è lo spirito, indipendentemente dall'Amministrazione alla Casa Bianca.
Quanto al fatto che Obama l'abbia scelta per la sua "playlist" elettorale (assieme quindi a altre canzoni), penso che si tratti di un semplice "calcolo politico". Springsteen è stato una figura molto importante nell'ultima campagna elettorale. Suonò per Obama tanto nei giorni decisivi della campagna, quanto al suo insediamento nel 2009. E contribuì a "sdoganare" a gran parte del suo pubblico, bianco e di mezza età, l'idea di un presidente di colore. Obama non può quindi "giocarselo", e sono convinto che, quando la campagna elettorale di quest'anno entrerà nel vivo, Springsteen darà ancora il suo apporto (già oggi figura su brucespringsteen.net un link ad un articolo formalmente pro-Obama). E' chiaro quindi che se Springsteen pubblica una canzone "politica", per quanto critica, Obama debba farla propria. Altrimenti se ne sarebbero inevitabilmente appropriati i suoi avversari (anche perché "We take care of our own" è uno slogan in perfetto stile Tea Party), rinfacciando ad Obama il voltafaccia di Springsteen. Facendo propria la canzone, invece, in un certo senso Obama la "esorcizza".

Perdonami Gian, ma non credo che Bruce abbia voluto pubblicare questa canzone con lo scopo di criticare la politica di Obama. Se non avesse voluto che Obama se ne appropriasse avrebbe manifestato il suo dissenso come fece con Bush Senior per Born in the USA.
A mio parere "we take" è la logica prosecuzione di Workin' on a dream (mi riferisco al singolo e non parlo musicalmente :mrgreen: ), dove Bruce con l'avvento di Obama, credeva e crede fortemente di migliorare la condizione sociale degli americani

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 Oggetto del messaggio: Re: Wherever this flag's flown
 Messaggio Inviato: martedì 14 febbraio 2012, 22:21 
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omar99 ha scritto:
Perdonami Gian, ma non credo che Bruce abbia voluto pubblicare questa canzone con lo scopo di criticare la politica di Obama. Se non avesse voluto che Obama se ne appropriasse avrebbe manifestato il suo dissenso come fece con Bush Senior per Born in the USA.
A mio parere "we take" è la logica prosecuzione di Workin' on a dream (mi riferisco al singolo e non parlo musicalmente :mrgreen: ), dove Bruce con l'avvento di Obama, credeva e crede fortemente di migliorare la condizione sociale degli americani


Beh, per la verità nel mio post mi sono dato parecchio da fare per sostenere che la canzone non è un attacco diretto ad Obama. :razz: E sono convinto che Obama abbia il benestare di Springsteen per usarla. Come ho detto però, la politica da questo singolo ne esce mal messa, e in un sistema bipolare è chi è al potere ad essere ritenuto responsabile in primo luogo (e soprattutto dai suoi avversari in un anno elettorale). Ecco perché dico che Obama ha tutto l'interesse ad "esorcizzare" We Take Care Of Our Own" facendola propria.

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 Messaggio Inviato: martedì 14 febbraio 2012, 23:00 
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Gian ha scritto:
Beh, per la verità nel mio post mi sono dato parecchio da fare per sostenere che la canzone non è un attacco diretto ad Obama. :razz: E sono convinto che Obama abbia il benestare di Springsteen per usarla. Come ho detto però, la politica da questo singolo ne esce mal messa, e in un sistema bipolare è chi è al potere ad essere ritenuto responsabile in primo luogo (e soprattutto dai suoi avversari in un anno elettorale). Ecco perché dico che Obama ha tutto l'interesse ad "esorcizzare" We Take Care Of Our Own" facendola propria.

visto che sostieni che "we take" potrebbe essere un'outtakes di Magic è logico che per te questa canzone non è un attacco diretto ad Obama.
Ma se così fosse, allora perchè pubblicarla nel 2012?

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 Oggetto del messaggio: Re: Wherever this flag's flown
 Messaggio Inviato: martedì 14 febbraio 2012, 23:15 
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omar99 ha scritto:
Gian ha scritto:
Beh, per la verità nel mio post mi sono dato parecchio da fare per sostenere che la canzone non è un attacco diretto ad Obama. :razz: E sono convinto che Obama abbia il benestare di Springsteen per usarla. Come ho detto però, la politica da questo singolo ne esce mal messa, e in un sistema bipolare è chi è al potere ad essere ritenuto responsabile in primo luogo (e soprattutto dai suoi avversari in un anno elettorale). Ecco perché dico che Obama ha tutto l'interesse ad "esorcizzare" We Take Care Of Our Own" facendola propria.

visto che sostieni che "we take" potrebbe essere un'outtakes di Magic è logico che per te questa canzone non è un attacco diretto ad Obama.
Ma se così fosse, allora perchè pubblicarla nel 2012?


Perché, come dicevo d'entrata nel post, il modo di comporre di Springsteen si è fatto parecchio "tortuoso". In secondo luogo perché è una canzone che ben esprime lo "stato d'animo" di Springsteen nel 2012, e che lo fa tornare ad essere rilevante da un punto di vista "sociale". Non vorrei però essere frainteso: quando parlo di "Magic outtake" mi riferisco alle tematiche, alle immagini e allo stile; non intendo dire che We Take Care Of Our Own sia stata scritta per forza all'epoca, o contro l'amministrazione Bush.

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 Messaggio Inviato: martedì 14 febbraio 2012, 23:21 
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Gian ha scritto:
Non vorrei però essere frainteso: quando parlo di "Magic outtake" mi riferisco alle tematiche, alle immagini e allo stile; non intendo dire che We Take Care Of Our Own sia stata scritta per forza all'epoca, o contro l'amministrazione Bush.

colpito ed affondato :salut:

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 Messaggio Inviato: mercoledì 15 febbraio 2012, 12:41 
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In tutto questo parlare di "outtakes", ho però scordato di menzionare il carattere fortemente innovativo di We Take Care Of Our Own. :Fade-color E' vero che per struttura assomiglia molto ai singoli di lancio di Magic e Working on a dream; come Radio Nowhere e My Lucky Day è una canzone molto diretta e dal testo ridotto all'osso, focalizzato sul ritornello. Quello che cambia però è la produzione. Radio Nowhere e My Lucky Day sono classici brani rock, incisi con una core band a cui si aggiungono sovraincisioni successive. We Take Care Of Our Own è invece un pezzo molto più "artificiale" e "moderno" nel sound per i canoni springsteeniani. Anche a giudicare dai credits, sembra un pezzo "confezionato" in studio grazie all'elettronica, e in questo senso è certamente una novità (non sto esprimendo un giudizio di valore). Vedremo se anche il resto del disco si comporterà in modo simile oppure no.

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