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Autore Messaggio
 Oggetto del messaggio: Re: Dell'origine della specie
 Messaggio Inviato: martedì 28 febbraio 2012, 13:13 
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GiRav ha scritto:
... Tocca a Bruce scegliere in futuro quale linea stilistica dare alla sua musica.
Alla lunga questo coacervo di stili risulta onestamente penalizzante.

Lo faccia in fretta,
perchè siamo già a quota 62...

Non credo che farà mai questa scelta di cui parli, perché secondo me la scelta è già avvenuta.
Ha già scelto di spaziare attraverso più di un genere e più di uno stile musicali, alternandoli disco dopo disco o, come in questo caso, mixandoli tra di loro in uno stesso disco.
Personalmente, qualche episodio potrà piacermi un pò meno di altri, ma nel complesso la cosa non mi dispiace affatto.


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 Oggetto del messaggio: Re: Dell'origine della specie
 Messaggio Inviato: martedì 28 febbraio 2012, 23:32 
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GiRav ha scritto:

io penso che WB rappresenti una svolta rispetto ad album concepiti senza una grande linea tematica di fondo, a volte farraginosi e affrettati, e spesso molto poco curati sul piano musicale.


su questo sono d'accordo, soprattutto se prendiamo come paradigma l'album precedente che sostanzialmente verrà ricordato come un semplice intermezzo da "divertissement"

GiRav ha scritto:

WB è un album che ha una costruzione musicale molto attenta e scrupolosa.
Una produzione coraggiosa, anche se non proprio spiazzante.
Un livello di espressione narrativa molto attento, e, soprattutto, un cantato molto attento ad ogni piega dei testi, molto suggestivo, realistico.


anche qui possiamo trovarci d'accordo anche se... la bonus track Swallowed up la trovo invece alquanto "spiazzante" soprattutto come sonorità e come espressività a livello vocale. Ma chiaramente non fa testo trattandosi di un pezzo isolato.

GiRav ha scritto:

Quando mi riferisco alla scelta della linea musicale, intendo dire che secondo me Bruce scrive delle ottime canzoni, ed ha ancora intuizioni, vena narrativa, ispirazione..
ma non fa più il miglior rock
non fa ancora il miglior folk
non padroneggia a dovere la Irish music
non è molto dinamico e incisivo nell'impiego dei ritmi hip-hop
usa il pop in maniera troppo superficiale e spesso retorica.
la grandezza di WB sta nel fatto che Bruce lo interpreta in una maniera davvero enorme, supplendo con performances intepretative eccezionali laddove la padronanza dello stile scarseggia.
Ma è indubbio che sia un album importante e pieno di spunti.

Uno dei migliori da Bitusa in poi.


beh... tieni presente che Bruce non è un Irish musician nè un rapper on un hip-hopper. Non vedo quindi motivi per rimproverargli questo suo attingere in maniera "disinvolta" a generi che sostanzialmente non gli sono congeniali (con una riserva sul genere Irish però).

Detto ciò il problema per me non si pone.
Mi spiego meglio: quando affermi che Bruce "non fa più il miglior rock, non fa ancora il miglior folk" a mio parere rischi di affermare un'incongruenza.

Rock e Folk hanno sempre convissuto nella produzione di Bruce sin dai tempi di Badlands e Factory e, secondo la mia lettura, senza nessuna pretesa che l'uno dovesse necessariamente avere il sopravvento sul'altro. Anzi, a mio avviso, le due modalità corrispondono a due piani diversi di leggere la realtà sul piano stilistico musicale. Senza dover correre il rischio di semplificare troppo con qualche esempio direi che la ribellione e la fuga trovano migliore espressione nei pezzi rock mentre lo sguardo fisso alla realtà, il ritorno alle radici e alla "terra-casa-patria" meglio vengono espressi dai pezzi folk. In questo senso The Promised land rappresenterebbe il trait d'union di queste due modalità. E non so se sia più giusto definire The Promised land un pezzo rock o un pezzo folk. Cero è che è un grande pezzo.

Insomma, se rimanendo a metà strada tra folk e rock il risultato è come quello di The Promised land io dico che va bene così e che non ci deve essere necessariamente una scelta. La contaminazione a volte offre migliori risultati :wink:

Saluti

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 Oggetto del messaggio: Re: Dell'origine della specie
 Messaggio Inviato: mercoledì 29 febbraio 2012, 21:13 
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Non pensate che WB e prima le SS debbano molto ai Pogues e all'ultimo strummer (quello dei mescaleros, per intenderci...)? Un folk che non ha nulla a che fare con i chieftains...


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 Oggetto del messaggio: Re: Dell'origine della specie
 Messaggio Inviato: mercoledì 29 febbraio 2012, 23:38 
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lanini66 ha scritto:
Non pensate che WB e prima le SS debbano molto ai Pogues e all'ultimo strummer (quello dei mescaleros, per intenderci...)? Un folk che non ha nulla a che fare con i chieftains...

Assolutamente si.
Death To My Hometown, ad esempio è Pogues al 100%, e anche American Land in quest'ultima versione ha un cantato con voce più roca e aggressiva che la rende ancor più ispirata a McGowan e Strummer.


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 Oggetto del messaggio: Re: Dell'origine della specie
 Messaggio Inviato: mercoledì 29 febbraio 2012, 23:52 
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ferrantedp ha scritto:
lanini66 ha scritto:
Non pensate che WB e prima le SS debbano molto ai Pogues e all'ultimo strummer (quello dei mescaleros, per intenderci...)? Un folk che non ha nulla a che fare con i chieftains...

Assolutamente si.
Death To My Hometown, ad esempio è Pogues al 100%, e anche American Land in quest'ultima versione ha un cantato con voce più roca e aggressiva che la rende ancor più ispirata a McGowan e Strummer.


quoto :D

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 Oggetto del messaggio: Re: Dell'origine della specie
 Messaggio Inviato: giovedì 1 marzo 2012, 11:27 
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Iscritto il: lunedì 23 settembre 2002, 11:09
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Ho l'impressione che questo disco sia, in qualche modo, un punto importante di una percorso cominciato ai tempi di Nebraska.
Da allora Springsteen sembra in cerca di una nuova cifra espressiva che gli permetta di superare il cliché dell' e-street rock senza dover ricorrere al solismo duro e puro di, appunto, Nebraska e TGOTJ.

Lasciando perdere le divagazioni mainstream di HT, le pene d'amor perdute di TOL ed il devertissement manieristico di WOAD, tracce evidenti di questo cammino stanno in Lucky Town con i suoi tentativi di cougarismo e in D&D dove, in vari pezzi, altri strumenti si aggiungono a voce e chitarra (o piano).

La svolta arriva con le Seeger Sessions; le quali, a ben vedere, erano tutt'altro che una semplice riproposizione di materiale tradizionale (che, per quel che mi risulta, aveva, di suo, tutt'altra forma).
Grazie al paravento del cover-album Springsteen ha potuto sperimentare, senza creare troppo scalpore, una formula musicale che tenesse insieme la carica emotiva e la capacità di entusiasmare del suono full-band con la sua vocazione folk.

La cosa, evidentemente, aveva funzionato; tanto che ben presto si è passati al riarrangiamento dei vecchi pezzi (con alterne fortune) e, poi, alla scrittura di materiale - più o meno - originale (American Land)

In qualche modo, con le Seeger Sessions, Springsteen è andato a sciacquare i panni in Arno e - grazie a quell'esperienza - ha probabilmente individuato e messo a punto una nuova cifra espressiva che gli consente di liberarsi da cliché che, da un lato, gli stanno stretti e sono incompatibili con il suo attuale status e dall'altro sono destinati a diventare materialmente improponibili (vedi morte di Danny e Clarence) senza cadere nel patetico o nel grottesco; il tutto, senza fargli perdere quelle caratteristiche di impatto emotivo e musicale che lo hanno sempre caratterizzato.

Quindi, bravo!, e il disco, secondo me bello e con pochissime, se non nessuna caduta di tono si merita davvero la palma di migliore nel dopo BITUSA.
Un bell'8 e vedo che anche Guglielmi sul Mucchio è d'accordo!


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 Oggetto del messaggio: Re: Dell'origine della specie
 Messaggio Inviato: giovedì 1 marzo 2012, 22:57 
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Max ha scritto:
Ho l'impressione che questo disco sia, in qualche modo, un punto importante di una percorso cominciato ai tempi di Nebraska.
Da allora Springsteen sembra in cerca di una nuova cifra espressiva che gli permetta di superare il cliché dell' e-street rock senza dover ricorrere al solismo duro e puro di, appunto, Nebraska e TGOTJ.

Lasciando perdere le divagazioni mainstream di HT, le pene d'amor perdute di TOL ed il devertissement manieristico di WOAD, tracce evidenti di questo cammino stanno in Lucky Town con i suoi tentativi di cougarismo e in D&D dove, in vari pezzi, altri strumenti si aggiungono a voce e chitarra (o piano).

La svolta arriva con le Seeger Sessions; le quali, a ben vedere, erano tutt'altro che una semplice riproposizione di materiale tradizionale (che, per quel che mi risulta, aveva, di suo, tutt'altra forma).
Grazie al paravento del cover-album Springsteen ha potuto sperimentare, senza creare troppo scalpore, una formula musicale che tenesse insieme la carica emotiva e la capacità di entusiasmare del suono full-band con la sua vocazione folk.

La cosa, evidentemente, aveva funzionato; tanto che ben presto si è passati al riarrangiamento dei vecchi pezzi (con alterne fortune) e, poi, alla scrittura di materiale - più o meno - originale (American Land)

In qualche modo, con le Seeger Sessions, Springsteen è andato a sciacquare i panni in Arno e - grazie a quell'esperienza - ha probabilmente individuato e messo a punto una nuova cifra espressiva che gli consente di liberarsi da cliché che, da un lato, gli stanno stretti e sono incompatibili con il suo attuale status e dall'altro sono destinati a diventare materialmente improponibili (vedi morte di Danny e Clarence) senza cadere nel patetico o nel grottesco; il tutto, senza fargli perdere quelle caratteristiche di impatto emotivo e musicale che lo hanno sempre caratterizzato.

Quindi, bravo!, e il disco, secondo me bello e con pochissime, se non nessuna caduta di tono si merita davvero la palma di migliore nel dopo BITUSA.
Un bell'8 e vedo che anche Guglielmi sul Mucchio è d'accordo!



condivido l'analisi :D

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