martedì 2 novembre 2010, 12:14
martedì 2 novembre 2010, 12:33
martedì 2 novembre 2010, 14:50
martedì 2 novembre 2010, 16:12
martedì 2 novembre 2010, 16:58
gionninaintinain ha scritto:Che sarebbe stata una grande giornata lo avevo già capito da qualche giorno, per l'esattezza da quando sono riuscito ad acquistare on line il biglietto, chè ormai non ci speravo più, visto che la presenza di Bruce a Roma era cosa sicura.
Ma le certezze sono arrivate nel pomeriggio, una volta giunto ( in scooter, sotto una pioggia leggera ma fastidiosa ) all' Auditorium: dopo aver sistemato lo scooter, chiedo informazioni su dove ritirare ilbiglietto ad una graziosa fanciulla, che non sa aiutarmi, mi manda dalla collega di fronte che mi dice: "Avanti, a destra", ma avanti a destra c'è la biglietteria normale dove mi dicono che devo andare "indietro, a destra", però vado troppo dietro e mi sento dire che devo andare "avanti a sinistra"...già immagino di dover fare una coda estenuante, invece ho davanti solo 2 ragazzi.
Col prezioso tagliando riposto nella tasca meno accessibile del giubbotto, zaino in spalla ( lo zaino, per la cronaca, contiene la mia copia di "Songs", la videocamera, le chiavi di casa e dello scooter, depliants del Festival del Cinema appioppatimi da graziose fanciulle ) mi avvio verso la zona del Red Carpet...sono appena le 18:00.
Arrivato davanti alla vetrina della libreria, tiro fuori la mia copia di "Songs", il cellulare, mi levo il cappellino di lana e aspetto. Se qualcuno ha letto la mia autodescrizione su Loose-ends, non faticherà a riconoscermi.
Scruto facce, occhi, mani, cerco indizi per riconoscere qualche Springsteeniano, qualcuno che abbia copie di "Darkness On The Edge Of Town" ( Bonfanz, dov' eri? ) o altri dischi da far firmare al Boss.
Niente, gira un mare di gente ma non riesco a distinguere Brucemaniaci, fin quando una ragazza mi avvicina sorridendo e mi dice: "Scusi ( sic!! ), lei è quì per "The Promise?"
Alla mia risposta affermativa mi domanda se per caso mi avanza un biglietto, e il mio "No, mi dispiace" le spegne il sorriso in un attimo.
Alle 18:15 incontro Roberto, che ho avuto il piacere di conoscere a Pistoia per il trentennale di "The River", con il suo amico Luca: li accompagno a prendere i loro biglietti ( tanto ormai conosco la strada ), mentre camminiamo comincio a intravedere volti che sembrano familiari, già visti, graziose fanciulle ( sia chiaro: il Festival del Cinema di Roma è pieno di graziose fanciulle ) ci offrono posaceneri tascabili, libretti, opuscoli che rifiutiamo gentilmente.
Mentre Roberto e Luca cambiano i biglietti, saluto il friulano "Davidone" ( "Cosa vuoi che siano 800 chilometri per Bruce?" è la sua risposta al mio: "Anche tu quì." ), intravedo ancora visi che non sembrano nuovi , ripongo nello zainetto la mia copia di "Songs" e maledico la fastidiosa pioggerella che continua a cadere.
Tra qualche chiacchiera e una visita alla libreria, dopo aver incrociato Marisa Laurito prima e Caterina Guzzanti poi davanti al bar, dopo una frugale cena, ci dirigiamo verso il Tappeto Rosso.
Naturalmente, alle 19:50, la transenna è piena, c'è un muro multicolore di ombrelli aperti, e cominciano a spuntare vinili di Bruce ( ma dove li tenevate, nel taschino della giacca? ), libri su Bruce, compact discs di Bruce, fotografie di Bruce, magliette di Bruce.
"Siamo tutti quì per Bruce" penso, allontanando la speranza che prima del Boss il passaggio di qualche star del cinema potesse aver attirato l' attenzione di qualcuno tra quelli pressati sulla transenna, e vedendo tramontare la già flebile speranza di farmi autografare la mia copia di "Songs".
Mi dispiace, ma sotto la pioggia per mezz' ora ad aspettare Bruce per avere forse una firma su un libro, non è un sacrificio che sono disposto a fare. Roberto e Luca decidono di entrare, resto solo davanti alla folla che preme sulla transenna: tiro fuori la videocamera dallo zaino, almeno qualche ripresa video forse riesco ad effettuarla.
Alle 20:25 la pioggia cala e, miracolosamente, si apre un piccolo spazio nella folla ammassata davanti al Red Carpet: in un attimo decido di entrare, e quando sono dentro, già sento la folla premere dietro di me.
Comunque, ci sono, la transenna è a pochi centimetri da me, dovrei riuscire a fare una buona ripresa. La firma sul libro? E come lo tiro fuori "Songs", dallo zaino, pressato come sono?
Mentre attendo, gomiti e ginocchia colpiscono varie parti del corpo, un ombrello aperto mi gocciola acqua gelida nel colletto, un altro tenta ripetutamente di accecarmi, una graziosa fanciulla ( una fan, non una di quelle dispensatrici di gadget e depliants ) sorride nervosamente.
Poi, Bruce arriva, si alza qualche urlo, intravedo il grosso van grigio da cui scende, effettuo una ripresa sballottato a destra e a manca, centinaia di flash puntano verso l' inizio del tappeto rosso. Io sono quasi veso la fine e già c'è tutta questa agitazione? Già ci spintoniamo come vacche verso il macello? Non oso pensare a quando sarà quì davanti...poi inizio a sognare ad occhi aperti, una versione bella, del sogno, e una terribile.
Nella versione bella, Bruce arriva davanti a noi, appone la sua firma sulla mia copia di "Songs" mi sorride, e va via. Bello e semplice.
In quella terribile, arriva, mi guarda, smette di sorridere e dice: "Hey, ma tu...tu eri sotto la transenna all' Olimpico, l' anno scorso. Con quella cazzo di maglietta verde assurdo."
Tutti si voltano a guardarmi, mentre Bruce chiama:" Hey, Jon, guarda chi c'è, quello della maglietta verde".
Landau, che avevo visto passare sorridente col suo pachidermico incedere, torna indietro fulminandomi con occhi feroci, e additandomi urla: "Brutta testa di cazzo, è colpa tua se abbiamo pubblicato "Hyde Park". Noi volevamo pubblicare Roma, ma le riprese erano piene di quella tua terribile maglietta verde del cazzo."
L' urlo: Bruuuuuce" di un fan alle mie spalle mi risveglia dalla versione terribile del sogno, sto riprendendo il Boss che si avvicina e non me ne rendo neanche conto.
All' improvviso, decido di giocare il tutto per tutto e con manovre degne di una contorsionista romena riesco a tirar fuori la mia copia di "Songs" dallo zaino. Estratto il pennarello nero dal taschino del giaccone, mi preparo ad affrontare Bruce così: videocamera nella mano destra, braccio teso verso l' alto, la mia copia di "Songs" nella sinistra, col gomito sul capo della graziosa fanciulla, penarello nero in bocca ( come faccio a darglirelo? Sputandolo? ), zaino fra le ginocchia, mi reggo in piedi sulle punte come Oriella Dorella.
Il Boss si avvicina, sorridendo e firmando autografi, indossa un giubbotto di pelle e occhiali da sole ( perfetti per una serata di pioggia ), lo vedo nello schermo della mia videocamera, ogni tanto scompare dietro una mano, un vinile, un cd, un libro, un ombrello.
Mi rincuora sentire gli uomini della sicurezza gridare di non dare penne e simili a Bruce, che ne è già provvisto, e quasi decido di ingoiare il mio pennarello.
Poi, nello schermo della mia video camera vedo: in alto a sinistra, la mia copia di "Songs", in alto a destra una copia di "Darkness" e in mezzo Bruce che sorride e firma.
"Prendi la mia copia di "Songs", prendila" prego silenziosamente, poi la mia mano sinistra si fa più leggera, e la mia videocamera inquadra perfettamente Bruce che esaudisce il mio desiderio: firma la mia copia di "Songs".
Non mi ha riconosciuto, non mi ha additato per la maglietta verde dell' Olimpico, non ha chiamato Landau...ha firmato la mia copia di "Songs".
Esco dalla folla ormai diradata, chè Bruce si è allontanato, spengo la videocamera, la ripongo in tasca, guardo Bruce che continua il suo trionfale Red Carpet.
La mia copia di "Songs" è firmata, autografata da Bruce Springsteen, il 15enne che è in me, e che quando aveva tutto il diritto di farsi vedere non si mostrava, esce gaudente a 44 anni compiuti, gaudente per un autografo del suo idolo, Bruce Springsteen, il Boss.
Ho ancora il pennarello in bocca, lo levo, lo infilo nella tasca dei jeans e guardo finalmente la mia copia di "Songs": "Cazzo! Che è sto sgorbio? Che se una roba del genere me la faceva mia figlia, sulla mia copia di "Songs", m' incazzavo come una jena."
martedì 2 novembre 2010, 18:38
martedì 2 novembre 2010, 19:14
martedì 2 novembre 2010, 20:32
martedì 2 novembre 2010, 20:49
gionninaintinain ha scritto:Quì c'è Bruce che firma la mia copia di "Songs"...è un fermo immagine del video ecco perchè è un po mossa.
http://yfrog.com/77201011012149391j
mercoledì 3 novembre 2010, 0:15
mercoledì 3 novembre 2010, 0:45
giovedì 4 novembre 2010, 12:41
gionninaintinain ha scritto:Che sarebbe stata una grande giornata lo avevo già capito da qualche giorno, per l'esattezza da quando sono riuscito ad acquistare on line il biglietto, chè ormai non ci speravo più, visto che la presenza di Bruce a Roma era cosa sicura.
Ma le certezze sono arrivate nel pomeriggio, una volta giunto ( in scooter, sotto una pioggia leggera ma fastidiosa ) all' Auditorium: dopo aver sistemato lo scooter, chiedo informazioni su dove ritirare ilbiglietto ad una graziosa fanciulla, che non sa aiutarmi, mi manda dalla collega di fronte che mi dice: "Avanti, a destra", ma avanti a destra c'è la biglietteria normale dove mi dicono che devo andare "indietro, a destra", però vado troppo dietro e mi sento dire che devo andare "avanti a sinistra"...già immagino di dover fare una coda estenuante, invece ho davanti solo 2 ragazzi.
Col prezioso tagliando riposto nella tasca meno accessibile del giubbotto, zaino in spalla ( lo zaino, per la cronaca, contiene la mia copia di "Songs", la videocamera, le chiavi di casa e dello scooter, depliants del Festival del Cinema appioppatimi da graziose fanciulle ) mi avvio verso la zona del Red Carpet...sono appena le 18:00.
Arrivato davanti alla vetrina della libreria, tiro fuori la mia copia di "Songs", il cellulare, mi levo il cappellino di lana e aspetto. Se qualcuno ha letto la mia autodescrizione su Loose-ends, non faticherà a riconoscermi.
Scruto facce, occhi, mani, cerco indizi per riconoscere qualche Springsteeniano, qualcuno che abbia copie di "Darkness On The Edge Of Town" ( Bonfanz, dov' eri? ) o altri dischi da far firmare al Boss.
Niente, gira un mare di gente ma non riesco a distinguere Brucemaniaci, fin quando una ragazza mi avvicina sorridendo e mi dice: "Scusi ( sic!! ), lei è quì per "The Promise?"
Alla mia risposta affermativa mi domanda se per caso mi avanza un biglietto, e il mio "No, mi dispiace" le spegne il sorriso in un attimo.
Alle 18:15 incontro Roberto, che ho avuto il piacere di conoscere a Pistoia per il trentennale di "The River", con il suo amico Luca: li accompagno a prendere i loro biglietti ( tanto ormai conosco la strada ), mentre camminiamo comincio a intravedere volti che sembrano familiari, già visti, graziose fanciulle ( sia chiaro: il Festival del Cinema di Roma è pieno di graziose fanciulle ) ci offrono posaceneri tascabili, libretti, opuscoli che rifiutiamo gentilmente.
Mentre Roberto e Luca cambiano i biglietti, saluto il friulano "Davidone" ( "Cosa vuoi che siano 800 chilometri per Bruce?" è la sua risposta al mio: "Anche tu quì." ), intravedo ancora visi che non sembrano nuovi , ripongo nello zainetto la mia copia di "Songs" e maledico la fastidiosa pioggerella che continua a cadere.
Tra qualche chiacchiera e una visita alla libreria, dopo aver incrociato Marisa Laurito prima e Caterina Guzzanti poi davanti al bar, dopo una frugale cena, ci dirigiamo verso il Tappeto Rosso.
Naturalmente, alle 19:50, la transenna è piena, c'è un muro multicolore di ombrelli aperti, e cominciano a spuntare vinili di Bruce ( ma dove li tenevate, nel taschino della giacca? ), libri su Bruce, compact discs di Bruce, fotografie di Bruce, magliette di Bruce.
"Siamo tutti quì per Bruce" penso, allontanando la speranza che prima del Boss il passaggio di qualche star del cinema potesse aver attirato l' attenzione di qualcuno tra quelli pressati sulla transenna, e vedendo tramontare la già flebile speranza di farmi autografare la mia copia di "Songs".
Mi dispiace, ma sotto la pioggia per mezz' ora ad aspettare Bruce per avere forse una firma su un libro, non è un sacrificio che sono disposto a fare. Roberto e Luca decidono di entrare, resto solo davanti alla folla che preme sulla transenna: tiro fuori la videocamera dallo zaino, almeno qualche ripresa video forse riesco ad effettuarla.
Alle 20:25 la pioggia cala e, miracolosamente, si apre un piccolo spazio nella folla ammassata davanti al Red Carpet: in un attimo decido di entrare, e quando sono dentro, già sento la folla premere dietro di me.
Comunque, ci sono, la transenna è a pochi centimetri da me, dovrei riuscire a fare una buona ripresa. La firma sul libro? E come lo tiro fuori "Songs", dallo zaino, pressato come sono?
Mentre attendo, gomiti e ginocchia colpiscono varie parti del corpo, un ombrello aperto mi gocciola acqua gelida nel colletto, un altro tenta ripetutamente di accecarmi, una graziosa fanciulla ( una fan, non una di quelle dispensatrici di gadget e depliants ) sorride nervosamente.
Poi, Bruce arriva, si alza qualche urlo, intravedo il grosso van grigio da cui scende, effettuo una ripresa sballottato a destra e a manca, centinaia di flash puntano verso l' inizio del tappeto rosso. Io sono quasi veso la fine e già c'è tutta questa agitazione? Già ci spintoniamo come vacche verso il macello? Non oso pensare a quando sarà quì davanti...poi inizio a sognare ad occhi aperti, una versione bella, del sogno, e una terribile.
Nella versione bella, Bruce arriva davanti a noi, appone la sua firma sulla mia copia di "Songs" mi sorride, e va via. Bello e semplice.
In quella terribile, arriva, mi guarda, smette di sorridere e dice: "Hey, ma tu...tu eri sotto la transenna all' Olimpico, l' anno scorso. Con quella cazzo di maglietta verde assurdo."
Tutti si voltano a guardarmi, mentre Bruce chiama:" Hey, Jon, guarda chi c'è, quello della maglietta verde".
Landau, che avevo visto passare sorridente col suo pachidermico incedere, torna indietro fulminandomi con occhi feroci, e additandomi urla: "Brutta testa di cazzo, è colpa tua se abbiamo pubblicato "Hyde Park". Noi volevamo pubblicare Roma, ma le riprese erano piene di quella tua terribile maglietta verde del cazzo."
L' urlo: Bruuuuuce" di un fan alle mie spalle mi risveglia dalla versione terribile del sogno, sto riprendendo il Boss che si avvicina e non me ne rendo neanche conto.
All' improvviso, decido di giocare il tutto per tutto e con manovre degne di una contorsionista romena riesco a tirar fuori la mia copia di "Songs" dallo zaino. Estratto il pennarello nero dal taschino del giaccone, mi preparo ad affrontare Bruce così: videocamera nella mano destra, braccio teso verso l' alto, la mia copia di "Songs" nella sinistra, col gomito sul capo della graziosa fanciulla, penarello nero in bocca ( come faccio a darglirelo? Sputandolo? ), zaino fra le ginocchia, mi reggo in piedi sulle punte come Oriella Dorella.
Il Boss si avvicina, sorridendo e firmando autografi, indossa un giubbotto di pelle e occhiali da sole ( perfetti per una serata di pioggia ), lo vedo nello schermo della mia videocamera, ogni tanto scompare dietro una mano, un vinile, un cd, un libro, un ombrello.
Mi rincuora sentire gli uomini della sicurezza gridare di non dare penne e simili a Bruce, che ne è già provvisto, e quasi decido di ingoiare il mio pennarello.
Poi, nello schermo della mia video camera vedo: in alto a sinistra, la mia copia di "Songs", in alto a destra una copia di "Darkness" e in mezzo Bruce che sorride e firma.
"Prendi la mia copia di "Songs", prendila" prego silenziosamente, poi la mia mano sinistra si fa più leggera, e la mia videocamera inquadra perfettamente Bruce che esaudisce il mio desiderio: firma la mia copia di "Songs".
Non mi ha riconosciuto, non mi ha additato per la maglietta verde dell' Olimpico, non ha chiamato Landau...ha firmato la mia copia di "Songs".
Esco dalla folla ormai diradata, chè Bruce si è allontanato, spengo la videocamera, la ripongo in tasca, guardo Bruce che continua il suo trionfale Red Carpet.
La mia copia di "Songs" è firmata, autografata da Bruce Springsteen, il 15enne che è in me, e che quando aveva tutto il diritto di farsi vedere non si mostrava, esce gaudente a 44 anni compiuti, gaudente per un autografo del suo idolo, Bruce Springsteen, il Boss.
Ho ancora il pennarello in bocca, lo levo, lo infilo nella tasca dei jeans e guardo finalmente la mia copia di "Songs": "Cazzo! Che è sto sgorbio? Che se una roba del genere me la faceva mia figlia, sulla mia copia di "Songs", m' incazzavo come una jena."
giovedì 4 novembre 2010, 13:16
giovedì 4 novembre 2010, 15:25
gionninaintinain ha scritto:Precisamente, ero poco prima della transenna dove erano schierate le telecamere delle tv, credo più davanti al bar che alla libreria. Se quella copia di "Songs" è la mia, spero di non averti rovinato gli scatti.