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 Oggetto del messaggio: Hartford - recensione
 Messaggio Inviato: giovedì 4 ottobre 2007, 11:37 
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Iscritto il: lunedì 23 settembre 2002, 22:20
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Località: ... quel ramo del lago di ....
Su - La Repubblica - di oggi una pagina dedicata alla prima di Bruce.

È partita da Hartford, Connecticut, la tournée di Springsteen che torna con la E Street Band "Magic" approderà anche in Italia per un´unica data il 28 novembre al Datchforum di Milano

Bruce Cuordileone e i destini d´America



Forse sarà il canto del cigno della band, ma sarà comunque un tuffo nella gloria

GINO CASTALDO
HARTFORD

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dal nostro inviato
La scena è spoglia. L´eroe, Bruce cuordileone, sembra avere in mano i destini d´America, o almeno quello dei suoi ideali perduti, e non ha bisogno di fronzoli. Giusto una Fender Telecaster come spada fiammante e come scudo la sua famiglia ritrovata, la E Street Band, essa stessa un simbolo delle origini, delle radici, dell´amicizia fraterna. Offre il suo corpo, la sua anima, al netto di ogni sotterfugio spettacolare. E ciclicamente ha bisogno di tornare tra la sua gente, per capire se quello che fa ha un senso o meno.
Il debutto ufficiale del tour mondiale esplode fragorosamente nel Civic Centre di Hartford, Connecticut. Off Broadway, come si dice, una bellissima e moderna arena da ventimila posti ubicata proprio nel centro della città. E la partenza è uno scatto bruciante: Radio nowhere, il nuovo singolo, l´immagine di un paese desolato dove le voci urlano nel deserto. «Is there anibody out there?» canta Springsteen. Questa frase era uno dei suoi slogan di battaglia, l´invocazione scherzosa rivolta al pubblico con la mano chiusa intorno all´orecchio per dire: ci siete? Ora è il verso di una canzone, con un significato più disperato, rivolto al popolo che non c´è più, che non prende in mano il suo stesso destino. La radio di nessun posto sparge il messaggio: «Sto solo cercando un mondo con un´anima».
E se in giro ce ne sono, di sicuro riempiono le platee dei suoi concerti. Facce spiritate, positive, di ogni età. Davanti a noi un giovane padre spiega alla figlioletta quello che succede, indica, sottolinea i passaggi, è una lezione sul campo, l´esempio dell´eroe che chiama tutti a raccolta.
La scaletta alterna vecchi e nuovi brani. Dopo radio Radio nowhere arrivano The ties that bind e Lonesome day, poi le nuovissime Gipsy biker e Magic, occasione per un primo discorsetto al pubblico: «Ci sono bugie, illusioni, e in questi anni ne abbiamo pagato le conseguenze», ma il prestigiatore della canzone è malinconico, illude, anzi s´illude, estrae le cose dal cilindro, cerca volontari, ma è triste come un clown col trucco mezzo sfatto.
Per riassaporare il fuoco della gloria del ritorno della E Street band bisogna aspettare una sequenza mozzafiato: Reason to believe, Night e She´s the one. La band ritrova i suoi ritmi, la sua coesione, prima di provare ad agganciare la nuova Livin in the future («Gli Usa sono noti otre che per hamburger e patatine, anche per la scomparsa dei voti elettorali, le intercettazioni illegali e gli attacchi alla Costituzione: e tutto questo non dovrebbe succedere») all´amata The promised land, cantata da tutto il pubblico coi pugni alzati. Springsteen la esegue con la faccia tirata, sembra guidare un drappello alla conquista di una bandiera sulla collina. Ed è uno dei momenti in cui tra gruppo e pubblico la distanza si assottiglia, quasi scompare, la performance è davvero collettiva. Poi una progressione travolgente: Darkness on the edge of town, Darlington county, Rising, Badlands (che ovviamente infiamma l´arena) alternate da altri brani del nuovo disco, compresa Girls in the summer clothes, soave nostalgia per una vita più semplice, più lineare, per il candore dell´innocenza perduta, prima del gran finale con Born to run, Waiting on a sunny day e American land, ripresa direttamente con fisarmoniche e mandolini dal tour delle Seeger sessions.
Paradossalmente con la E Street Band Springsteen sembra quasi meno libero: una gabbia dorata che lo fa essere tutto sommato più prevedibile di quanto non sia stato negli ultimi anni. Ma questa è soprattutto un´irrinunciabile festa di famiglia, adatta a evocare l´America di oggi. E comunque la E Street Band rimane la più formidabile macchina da guerra del rock´n´roll in circolazione. Anche perché non c´è niente di fatuo, nessun compiacimento. Tutto è denso, ammantato di gloria. C´è da scrostare la ruggine degli anni, bisogna oliare, mettere a punto. E tenere a freno la nostalgica ebbrezza pop che attraversa il nuovo disco. Dal vivo non si scherza. Il gruppo deve dare il massimo, sudare, celebrare l´antico rito del rock, far credere che sia ancora oggi possibile, e senza rinunciare al gusto della sorpresa. Lo si capisce dalle improvvisazioni al sax di Clarence Clemons. In definitiva fa sempre lo stesso solo da anni, ma continua a funzionare. Sembra sempre quello della vita, l´ultimo, il definitivo, la perfetta poesia per un cuore ammalato di musica.
E c´è anche un´altra luce con cui guardare questo tour. Potrebbe essere il grandioso canto del cigno della E Street Band. Quanto ancora potranno andare avanti? Per fare questa musica ci vuole un´incredibile energia, e molti della band mostrano acciacchi e perentori segni dell´età. Little Steven («Direttamente dai Soprano» lo presenta il Boss) sembra ormai la simpatica nonna del corsaro nero. Clemons è appesantito, i guai fisici si fanno sentire, e anche gli altri nascondono il normale passare degli anni dietro la forza del gruppo. Lo stesso Springsteen, che di energia ne ha ancora da vendere, è oggi sicuramente più maturo, esattamente come mostra il suo nuovo disco. E infatti il concerto dura "appena" due ore e venti. Una bazzecola rispetto ai fasti di un tempo. Ma di una cosa possiamo essere certi dopo aver visto il concerto d´apertura: se sarà davvero un canto del cigno, sarà un tuffo nella gloria, senza sconti.

_________________
Everybody's got a secret Sonny
Something that they just can't face
Some folks spend their whole lives trying to keep it
They carry it with them every step that they take


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 Messaggio Inviato: giovedì 4 ottobre 2007, 14:31 
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Iscritto il: sabato 21 settembre 2002, 22:45
Messaggi: 3
Località: Torino
Che bella recensione !!!

Sandro


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 Oggetto del messaggio: Re: Hartford - recensione
 Messaggio Inviato: giovedì 4 ottobre 2007, 16:48 
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Iscritto il: lunedì 9 ottobre 2006, 8:54
Messaggi: 322
Località: vagabondo triestino
nothing man ha scritto:
Su - La Repubblica - di oggi una pagina dedicata La scena è spoglia. L´eroe, Bruce cuordileone, sembra avere in mano i destini d´America, o almeno quello dei suoi ideali perduti, e non ha bisogno di fronzoli. Giusto una Fender Telecaster come spada fiammante e come scudo la sua famiglia ritrovata, la E Street Band, essa stessa un simbolo delle origini, delle radici, dell´amicizia fraterna. Offre il suo corpo, la sua anima, al netto di ogni sotterfugio spettacolare. E ciclicamente ha bisogno di tornare tra la sua gente, per capire se quello che fa ha un senso o meno.

brivido
parole sante :roll:

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And on a night when I needed to feel young, he made me feel like I was hearing music for the very first time. (Jon Landau - May 22, 1974)
http://www.la7.it/news/dettaglio_video. ... spettacolo


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 Messaggio Inviato: venerdì 5 ottobre 2007, 18:39 
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Iscritto il: lunedì 7 ottobre 2002, 11:03
Messaggi: 373
Località: Santeramo
già stata messa nel topic di hartford...
è meglio non riempire troppo..sennò si perde tempo a cercare topic.secondo me. :wink:

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We learned more from a three-minute record than we ever learned in school

death defyin' legendary E Street Band


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