Tutto ma proprio tutto sui concerti
giovedì 26 giugno 2008, 8:17
giovedì 26 giugno 2008, 8:44
giovedì 26 giugno 2008, 9:15
growin_up ha scritto:http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/musica/grubrica.asp?ID_blog=37&ID_articolo=1024&ID_sezione=62&sezione=News
mamma Zarrillo?!?!?!?
giovedì 26 giugno 2008, 9:27
Da - La Repubblica -
Nel 1985 il primo fantastico concerto nello stadio milanese Ieri ha ripercorso tre decenni e più di canzoni
Springsteen, una gioiosa macchina da rock
GINO CASTALDO
MILANO
Sembra quasi incredibile vederlo ancora su un palco, 23 anni dopo la sua prima volta a San Siro, mentre sparge tonnellate di buona, sciamanica, medicamentosa energia. «Fa abbastanza caldo?» dice in italiano all´inizio del concerto, «bene, ne faremo di più». E sono promesse che il boss mantiene sempre. Gli ideali vanno in pezzi, cinismo e commercio imperano in tutto l´occidente, ma lui è sempre lì, un santo benefico con in mano le chiavi del rock´n´roll. "Is there anibody ou there" chiede urlando quando canta Radio Nowhere, c´è qualcuno là fuori ancora disposto a rispondere alla chiamata? Immaginate la risposta del pubblico. Lui combatte come se da solo dovesse riaggiustare il mondo. E il concerto sembra costruito ad arte, una impressionante progressione che attraversa tre decenni e più di canzoni, per infiammare la folla di anime solitarie in cerca di residue passioni. I pezzi cambiano ogni sera, ma c´è sempre The promised land, imperdibile, l´idea centrale della sua vocazione: «spazza via le bugie che ti lasciano col nulla in mano, abbandonato e sconfitto dal dolore, non sono un ragazzo, sono uomo e credo nella terra promessa». La E-street band è la solita gioiosa macchina da guerra, risponde agli umori del capo come fosse un solo corpo, perfettamente sincronizzato. Summertime blues di Eddie Cochran, Out in the streets, Prove it all night sono colpi micidiali, micce che incendiano lo stadio, She´s the one è devastante, Living in the future contagiosa e ottimista, I´m on fire diventa un inno collettivo. San Siro è una culla che amplifica la voce ruggente del boss, diventa la bocca di un vulcano, un´antenna parabolica capace di spedire il messaggio in ogni angolo del pianeta. Nel 1985 Springsteen cantò qui, per la prima volta in Italia, un concerto che i presenti non hanno mai più dimenticato: altri tempi, altra energia, ovviamente, ma la differenza è solo anagrafica. Quello che può dare a quasi 59 anni (da compiere il prossimo settembre) lo dà tutto, e con gli interessi, in un tripudio elettrico di chitarre. E la band non è da meno. E´ invecchiata, certo, ma non si vede. Nasconde perfino la prima insuperabile ferita, la scomparsa del tastierista Danny Federici, uno dei padri fondatori del gruppo, sostituito dal bravo Charlie Giordano. Manca Patti Scialfa, solo per stare dietro ai tre figli che ha avuto col Boss. Ma c´è un momento che da solo vale il concerto, quando Springsteen intona Because the night. E´ l´apoteosi, la notte che appartiene solo agli amanti diventa la notte di tutti quelli che sono allo stadio, la notte di Bruce e del suo vecchio amico Clarence Clemons, the big man, che doppia la sua voce col sassofono. Ci sarebbe da piangere se non fosse che l´eroe sul palco è fatto di un´altra pasta, esige sempre la palingenesi, sofferenze e dolori vengono evocati solo per essere trasformati in energia, la poesia delle sue canzoni è cibo per nutrire la vita, alla fine una magnifica festa. E lui ha bisogno della gente, si avvicina spesso al fronte palco per stringere mani, per farsi toccare, bacia fanciulle, sorride a tutti, getta acqua, si lascia circondare, per rendere fisico, reale, il rapporto tra l´eroe e la sua gente. Raccoglie fogli con i titoli delle canzoni che i fan vorrebbero ascoltare e qualche volta li accontenta. Riconosce una ragazza che in vari concerti si è presentata con la richiesta della semisconosciuta None but the brave, e decide di cantarla. Poi spara Hungry hearts, uno dei pezzi che nel 1985 fecero impazzire il pubblico. Non dà tregua, lancia canzoni mozzafiato per quasi tre ore di concerto e al pubblico (tra cui Eros Ramazzotti e Ligabue) non rimane che lasciarsi andare al più grande performer che mai abbia calcato un palcoscenico del rock.
giovedì 26 giugno 2008, 10:11
http://delrock.it/articoli/2008-06/bruc ... milano.phpBruce Springsteen trionfa a San Siro e conquista Milano
Il pubblico di San Siro ha decretato l'ennesimo trionfo italiano per Bruce Springsteen e la sua E-Street Band. Milano, come già avvenuto nello scorso novembre, ha ospitato l'unica data italiana del tour del musicista del New Jersey, che proprio alla Scala del calcio aveva tenuto il primo concerto della sua carriera nel nostro Paese. Molti, fra gli spettatori di ieri sera, erano presenti anche in quell'ormai lontana estate del 1985, e ancora di più erano coloro che applaudirono Springsteen a San Siro anche nel 2003. Biglietti esauriti da tempo, con i bagarini che, probabilmente, hanno fatto male i loro conti, dal momento che un paio d'ore prima dell'inizio del concerto svendevano i biglietti per il prato a soli 30 euro, 15 in meno del prezzo ufficiale.
Quello di Milano era il primo concerto in Italia dopo la scomparsa di Danny Federici, veterano della E-Street Band portato via da un melanoma nella scorsa primavera. Ma di malinconia non se n'è vista per niente. Tutt'altro: fin dall'apertura, affidata a Summertime Blues di Eddie Cochran, padre del rock'n'roll scomparso nel 1960 a soli 22 anni, si è capito che sarebbe stata una serata all'insegna del divertimento. Se è vero, come spesso è stato scritto, che Bruce Springsteen rappresenta la migliore sintesi possibile tra la profondità e la capacità di raccontare di Bob Dylan e la fisicità e la presenza scenica di Elvis Presley, è indubbio che lo Springsteen visto ieri sera è stato molto Elvis e molto poco Dylan.
Nonostante i sessant'anni ormai alle porte, i Boss è un ragazzino pieno di energia e, sorpresa, molto più gigione del solito. Gioca con le telecamere, passa benevolo una spugna bagnata sulle teste del pubblico, bacia le ragazze nelle prime file e si sdraia per terra in pose da sex-symbol per lui non così abituali. Il tutto per tre ore filate, senza una pausa: quando un brano sta finendo lui è già lì che grida "One, two, three, four" per ripartire con il successivo. A un certo punto si produce addirittura in una scivolata sulle ginocchia che neanche nel 1985. E poi, come è ormai consuetudine nel tour in corso, raccoglie i cartelli fatti dai fan per chiedergli di suonare la loro canzone preferita. Non è uno Springsteen "a gentile richiesta" ma poco ci manca. Stasera tocca, fra le altre, a Hungry Heart, che parte con la sola chitarra acustica e il pubblico che canta in coro per poi esplodere nella versione "a tutta band" che i fan ben conoscono. Ma è tutta la scaletta a essere un'autentica meraviglia. Il ristorante Springsteen, si sa, non offre un menu fisso e ogni serata è diversa dalle altre. Questa però è una sfilata di classici da lasciare a bocca aperta: Spirit In The Night, The Promised Land, Candy's Room, Racing In The Street, Darkness On The Edge Of Town e Because The Night, scritta assieme a Patti Smith. E poi I'm On Fire e Bobby Jean e i bis con il Detroit Medley, richiesto tramite uno striscione appeso al secondo anello dello stadio, Born To Run e Rosalita. In chiusura, l'immancabile American Land, con il testo a scorrere dietro alla band e, a dimostrazione del fatto che la serata è speciale, una travolgente Twist And Shout.
Ma un repertorio di questa caratura non spiegherebbe, da solo, la ragione per cui chiunque assista a un concerto di Springsteen, scettici compresi, ne rimane inevitabilmente conquistato. Le ragioni di questo "potere" sono in realtà semplici: Springsteen suona e canta come se il concerto in corso fosse l'ultimo della sua vita, come se, risparmiandosi, perdesse per sempre l'occasione di stare vicino al suo pubblico. Un giorno ha detto che lui canta anche per il ragazzo dell'ultima fila, ed è proprio così: bastava osservare il pubblico del terzo anello, lontano dal palco ma più coinvolto che mai. Sotto il palco, invece, si è visto di tutto, compresi due bimbi in età prescolare con i loro bravi tappi nelle orecchie, portati al concerto da genitori che, evidentemente, ritengono sia meglio insegnare fin da piccoli le buone abitudini ai loro figli.
Come sempre, la E-Street Band è in grandissimo spolvero. Giusto, ancora una volta, citarne i componenti uno per uno (come fa lo stesso Springsteen, del resto) perché il concerto è uno straordinario gioco di squadra: Little Steven e Nils Lofgren (chitarre), Clarence Clemons (sax), Roy Bittan (tastiere), Garry Tallent (basso), Max Weinberg (batteria) e l'ultimo acquisto Soozie Tyrrel (violino), oltre a Charles Giordano, già nella Seeger Sessions Band e oggi sostituto in pianta stabile di Federici. Patti Scialfa, la moglie del capobanda, è rimasta di nuovo a casa con i figli adolescenti. Alzi la mano chi si è accorto della sua assenza. Nei giorni scorsi è stato scritto che questo potrebbe essere l'ultimo tour di Springsteen con i suoi vecchi amici. Era stato scritto anche nel 2003 e invece eccoli di nuovo qui. Quella vista a Milano è sembrata tutto fuorché una band al passo d'addio. Se così fosse, il pubblico di San Siro potrà comunque dire di aver assistito al funerale più entusiasmante della storia della musica.
di Maurizio Zoja
giovedì 26 giugno 2008, 10:27
va bene tutto, ma gli articoli 2008 con le foto 2003 (STAMPA)..vergognoso
le altre "imprecisioni" sono endemiche alla categoria degli inviati, che fanno quello che possono
giovedì 26 giugno 2008, 12:06
da L'Unità:
Bruce Springsteen salvaci tu. Cantando ci passa
Roberto Brunelli
La sua voce è un totem, un groviglio di lucente energia. Il sole è ormai dietro l´orlo estremo della Terra e lui è lì al centro del palco, l´ultimo umano cui quelli che sono qui credono ancora, una figura che con la Fender Telecaster al collo ha conquistato, per quelli che sono qui, la stessa forza di un Martin Luther King o di Bobby Kennedy. Una storia ormai piena di simboli, eppure oggi, qui, now, questa storia è dura, è forte, è diversa da quella di ieri, da quella di ieri l´altro. «Fa abbastanza caldo a Milano?», grida il Boss. E settantamila voci, 140 mila mani, si gettano verso il cielo, per essere travolti subito dopo da Out in the Street e l´urlo liberatorio di Radio Nowhere: «Is there anybody alive out there?». Sì, Bruce Springsteen e la E Street Band sono tornati a San Siro.
Ed un lungo, formidabile, ritorno a casa: a casa, perché San Siro, quel 21 giugno 1985, fu uno dei pochi alpha & omega della storia del rock, ed il comeback nel 2003 è altrettanto indelebile nelle memorie dei settantamila del Meazza, che insieme a Springsteen celebrarono felici sotto una pioggia battente una delle ultime grandi epifanie del rock. È una storia che inizia ogni volta con una canzone diversa, pochi giorni fa in Olanda era la rara So young and in love, oggi qui a Milano, è un vecchissimo standard ultra-energico, Summertime Blues, una roba spaccapietre che facevano anche i gloriosi Who diverse decadi fa. Oggi il ritorno a casa è uno schermo con le nuvole del cielo dietro al Boss, e dal palco corrono furenti insieme a noi tanti pezzi sparsi della sua storia, quella più gloriosa, dall´incanto contagioso di She´s the one alla rovente frenesia di Candy´s room, dagli abissi dolcissimi di I´m on fire al potente, febbrile, incredibile e furioso desiderio di Because the night, e allo stesso modo volano Badlands, Darkness on the edge of town, Rosalita, che i settantamila osservano quasi sotto incanto: perché questi sono monumenti sonori di una epica galassia dei sentimenti, capitoli di uno dei più grandi romanzi americani di sempre. Oggi il ritorno a casa è la forza beffarda di Spirit in the night, dove il gospel diventa duro soul pieno di ammaliante sudore, con Bruce che si piega dietro il microfono, poi salta su, si mette un cappello da cowboy alla Bush e alla fine si sdraia per terra carezzato dalle centinaia di mani dei miracolati della prima fila, ed è pure una micidiale The Rising, inno di quelli che si rialzano sempre, anche quando le macerie sono davanti a casa tua.
Diavolo d´un Boss. Ci aveva raccontato, con l´album Magic, il viaggio di un´America che si è perduta. L´America delle tombe bianche disseminate ovunque, un´America straniata, spaesata che ha visto marcire il suo cuore profondo. Un´America fragile e odiata, pubblicitaria, televisiva, bugiarda. Sono passati solo pochi mesi dall´ultima volta che sono venuti in Italia: oggi come allora Springsteen e la E Street Band sono nerovestiti, ma con quella stessa generosa energia - incontenibile, incredibile, quasi irraccontabile - dopo aver ritratto l´irruenza di una rabbia apparentemente senza riscatto, oggi Bruce stravolge ogni scaletta e ogni aspettativa e confeziona in questo tour per gli stadi d´Europa il fiammante, quasi violento, ritorno della speranza. Il bisogno della speranza. La volontà della speranza.
Certo, il dolore rimane: anche una storia gloriosa e di fratellanza come quella della E Street Band ha perduto per strada uno dei suoi «blood brothers», Danny Federici, ucciso pochi mesi fa da un cancro, compagno di strada di Springsteen dagli albori. Non c´è la moglie di Bruce, Patti Scialfa, ma gli altri sono ancora i cavalieri dell´apocalisse rock: Little Steven pare uscito dai «Pirati dei Caraibi», mighty Max Weinberg è uno dei più formidabili batteristi in circolazione, Nils Lofgren e Garry Tallent, Roy Bittan e la violinista Soozie Tyrrell sono i commilitoni senza macchia e paura, Clarence Clemons - sì, per quanto invecchiato - è lo sciamanico maestro di cerimonie.
Bruce, che fa Bruce? Sempre i ragazzi delle prime file gli allungano dei cartelli con su scritti i titoli dei pezzi che vorrebbero sentire: oggi è la volta di None but the brave, roba da cultori esigentissimi, e difatti lui stesso mormora «chissà se me la ricordo... », poi è Hungry Heart a contagiare lo stadio come un´epidemia di gioia. Corre Bruce e corre San Siro, fino all´epica ferita sanguinante di Last to die («Siamo gli ultimi a morire per i nostri errori»), fino a quella orgia collettiva piena di luce che è Born to run, fino alla commovente Bobby Jean, fino all´inno multiculturale e «obamiana» di American Land, fino ad una inattesa, meravigliosa, beatlesiana Twist and Shout: e c´è chi, dopo tre ore tre di concerto, salta, chi trema, chi gioisce, chi esulta, chi piange: sì, San Siro è un´altra cosa. È ormai un corpo unico. È la storia, è la speranza. È The long walk home, come dice una delle più belle canzoni di Magic, è il ritorno a casa. È l´orgoglio di dire: bastardi, noi siamo ancora qui. Tutti insieme.
giovedì 26 giugno 2008, 12:40
Non riesco ad allegarla o a copiarla perché è un PDF protetto visibile solo a chi ha la password, ma chi può si legga la recensione del concerto sul secolo XIX di Genova. Una roba delirante in cui:
- Summertime Blues è diventata degli Who e non di Eddie Cochran
- Bruce ha scritto una canzone di cui nessuno sapeva l'esistenza intitolata "Dancing in the streets"
- "il carisma di Springsteen, che non ha più nulla della carica sontuosa per cui lo chiamarono il Boss..." (ma che concerto ha visto???)
- "l'esibizione sfrontata di forza fisica..." (Bruce body builder???)
Ma Dio mio... sono sempre più felice di aver firmato i referendum di Grillo sulla stampa...
giovedì 26 giugno 2008, 12:56
http://www.rockol.it/news-95165/Bruce, Bruce, Bruce: live in Milano, 25.06.08, parte prima
Men in black, si direbbe. In piena luce, la E Street Band calca il palco di San Siro e lascia che l’ultimo a entrare in scena sia Bruce. In nero da capo a piedi, sguardo assassino e di autentica felicità al contempo, entra nel suo tempio e si sente esattamente come il pubblico che ha di fronte: a casa, dove tutto non può che andare per il meglio.
Bruce è un’icona, un classico. E’ “l’originale”. L'immancabile Telecaster poggiata sul fianco, saluta il pubblico con un grintoso "Ciao Milanooo" a far capire già che ne sarà valsa la pena anche questa volta. Bruce Springsteen in Italia. Di più, Bruce Springsteen a San Siro. Per la terza volta in 23 anni. E' un appuntamento meno frequente di quanto possa sembrare, e il luogo dell'incontro lo fa assomigliare a una finale di coppa, a qualcosa che si aspetta da molto, e che alla fine succede. Sono passati 23 anni da quel 1985, sono passati per buona parte del pubblico, per lui, per la band. Su entrambi i fronti ci sono stati alti e bassi, glorie e tragedie, nascite e lutti: nella formazione della E Street Band per la prima volta manca Danny Federici, il tastierista che, insieme a Roy Bittan, del motore pulsante della musica del Boss costituiva uno dei marchi di fabbrica. Per il resto il pubblico c'è - il concerto è sold out da mesi - e ci sono loro, Bruce, e la Band.
“Summertime blues” esorcizza il caldo africano, misura la temperatura alla gente e alla band. E’ come una intro. Ora, però, comincia la messa.
"Out in the streets", il primo dei numerosi salti indietro nel tempo, precede quello che a tutt'oggi è l'ultimo singolo di successo del Boss, "Radio nowhere", dal più recente album di studio "Magic"; Springsteen abbandona ben presto la sua postazione al centro della band - e sarà così per tutto il concerto - per cominciare una spola ininterrotta tra il palco e le prime file del pubblico. La butta sul corpo a corpo, sul match fisico, lasciando alla E Street Band il ruolo di semplice comprimaria musicale di quello che, almeno per tre ore, diventa un suo show personale. E non è una scelta discutibile, perché – complice anche l'audio approssimativo all’inizio - la band si mette in moto come un vecchio polmone, stentando e dando l’impressione di perdere qualche pezzo per strada.
"Prove it all night", "The promised land", "Spirit in the night" sono tuffi al cuore che arrivano da lontano, così come "Candy's room", "Darkness on the edge of town" e "Darlington County", suonate dopo aver pescato tra le prime file del pubblico dei cartelli con su scritte delle canzoni a richiesta. Lui bagna il pubblico accaldato schizzandolo con una spugna, ci si tuffa dentro, stringe mani, lo controlla viaggiando da una parte all'altra del palco, molla anche un paio di baci sulla bocca a procaci signorine che cercano di toccarlo. Per il resto balla, si muove e si contorce al ritmo di una musica che è la sua, ma che la E Street Band stasera non serve come la più fresca e tonica delle portate: gli anni sono passati forse più per la band che per il Boss, quella meravigliosa macchina da ritmo che pompava suono all'unisono con il suo padrone, a tratti sembra un motore fuori giri, che continua a produrre una mole spaventosa di rumore e vibrazioni, ma appare lento e affaticato. Springsteen ha reso i suoi storici amici degli eroi e dei personaggi, e per noi sono famiglia. Però i ragazzi fanno proprio fatica. Max Weinberg ci piacerebbe meno Mighty e più preciso e, di questa rotta, è forse il principale responsabile (d'altronde come si può salvare un batterista che per ben due volte, durante una rullata, ne suona metà utilizzando l'altra mano per sistemarsi i capelli?). Clarence e Steven sembrano poco più che comprimari di lusso, quasi a disagio, pagati per esserci e per recitare se stessi; Nils Lofgren si impegna e ha i migliori assoli, Professor Roy Bittan ha stancato, e inoltre suona il piano con un gusto sempre peggiore.
Bruce, lo sa. Sa che questa è la band, e che tocca a lui tenere alto il livello dello show e sceglie uno stile da performer, non da capo banda. La Telecaster non è più il naturale prolungamento del suo braccio e del suo cuore: la abbandona spesso e volentieri per occupare il centro della scena, istrione come lo conosciamo, ancora atletico e molto, molto saggio: forse una chitarra in meno, quando il wall of sound mostra qualche crepa, può anche giovare. Sicuramente lo aiuta a riconfigurare il formato del concerto, che prevede un eroe alle cui spalle agisce una house band. Per quello si prodiga con il pubblico, per quello non si risparmia nella scaletta: “Because the night” è un boato, “She’s the one” ancora passato che brucia, “Livin’ in the future” e “Mary’s place”, il meglio di quanto possa offrire oggi. Si arriva al picco dello show con “I’m on fire”, poi una magnifica “Racing in the street”, quasi per solo piano e voce - finalmente, poco suono e grandi brividi - e poi l'elegia di “The rising”, “Last to die” e “Long walk home”, prima di un conclusivo salto nel tempo, “Badlands”, uno schianto.
(continua)
giovedì 26 giugno 2008, 12:59
http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplr ... 2&sezione=Cosa si fa, per non rischiare di esser consumati dall'uso e dall'abuso delle scalette sempre uguali? Se si è Springsteen (ma mi dicono che anche i Nomadi fanno così), ci si fa stimolare dalle folle, che a San Siro ieri sera non sono mancate: 61 mila, ed esaurito secondo quanto ha comunicato la Barley Arts.
Dopo aver cominciato con "Summertime Blues" di Cochran, dopo aver proseguito con "Out in the Street" e "Radio Nowhere", dopo essersi buttato sulla folla che lo ha tenuto su come una statua di porcellana, il Boss ha cominciato a girare a bordo palco urlando "Richiesta Richiesta". Gli piace molto giocare all'imbonitore delle masse, si vede che si diverte.
Da sotto, in molti gli hanno dato cartelli colorati con su scritta la canzone preferita.
E' saltato tutto il cerimoniale, Bruce ha attaccato una rara "No One But the Brave", inedito del secondo cd di "The essential Bruce Springsteen" ed è andato avanti più o meno così, alternando le richieste dei fans con una scaletta che mi guarderò bene dal metter giù intera, e che comunque è stata completamente stravolta rispetto al previsto.
In assenza della moglie Patty Scialfa, con il biondore della violinista Tyrrell che poteva confondere, la E-Street Band ha marciato compatta. Certo che anche loro cominceranno a sentire il fiato sul collo dell'energia che Bruce - unico inesausto - richiede.
Gli anni passano, nel 2009 il 23 settembre pure il Boss toccherà i 60. Ma uno così non lo trovi in giro. Nel primo stop della serata, è uscito con una bacinella e la spugna a buttare acqua sui fans delle prime file. Ha una umiltà, un ardore, una serenità che infonde anche agli altri: non è difficile capire perché sia modello di riferimento per tanta gente.
Lui, che il diritto alla felicità lo ha imparato dalla Costituzione americana, sa parlare di vite difficili e dei loro miraggi con scanzonato ritmo, senza perdere mai l'ottimismo.
L'unico momento serio viene con la successione per così dire meditativa di "Promise", "The Rising" sull'11 settembre, "Last to Die", "Long Walk Home". Per il resto è tutta una grande festa con i ragazzi antichi e nuovi che circondano il palco come in un grande abbraccio. Esaltante "Spirit of the Night" che è uno dei suoi cavalli di battaglia dal vivo fin dal 1973 con il primo album, tiratissima "Candy's Room", una festa "Hungry Heart" suonata "a richiesta", esplosiva "Living in the Future". E "Because the Night" non l'avevo mai sentita così accorata.
Grande, grande, grande Springsteen.
giovedì 26 giugno 2008, 18:33
TG COM
Una scaletta piena di sorprese, aperta da "Summer time blues" di Eddie Cochran, un classico del rock. Poi "Out in the street" e "Radio nowhere", dal suo ultimo album "Magic". Così Bruce Springsteen ha stregato 61mila fan allo Stadio San Siro di Milano. Il Boss ha anche suonato dei pezzi suggeriti dal pubblico, andando in platea a raccogliere degli enormi biglietti che venivano dati dai fan. Ne è uscito fuori un brano raro, "None but the brave".
La E street band ha supportato in maniera egregia il Boss: il vero luogotenente sul palco è Steven Van Zandt, vecchio amico di Bruce, ora ancora più prezioso dopo che Danny Federici è morto. Il duello di chitarre con Bruce in "Prove it all night" ha mandato in visibilio i fan. Da una richiesta del pubblico è uscita fuori "Hungry heart" eseguita in maniera egregia, con una introduzione alla chitarra acustica seguita, sempre "a richiesta" come diceva Springsteen, "Darlington county". "Because the night" ha dato a Nils Lofgren l'occasione di suonare un assolo di chitarra unico.
Tra le chicche della serata una versione di "The promise" con un assolo di pianoforte di Roy Bittan che sarà difficile dimenticare. Un'ordinanza del sindaco prevedeva che il concerto dovesse finire alle 23:30: Springsteen, si sa è abituato a fare concerti che durano anche più di tre ore. A quasi mezzanotte la musica ancora riempiva San Siro dopo un bis che i fan si porteranno nel cuore per lungo tempo: prima la "Detroit medley", un classico dei suoi concerti, seguita da "Born to run", "Rosalita", "Bobby Jean", "Dancin' in the dark". A questo punto lo spettacolo doveva chiudersi con "American Land" ma l'entusiasmo di San Siro ha travolto anche Springsteen che è tornato in scena per una "Twist and shout" - un altro classico dei suoi live.
Quella di Bruce Springsteen and the E Street Band a San Siro era la dodicesima delle 23 tappe del tour europeo in corso, che si concluderà il 20 luglio al Camp Nou di Barcellona.
Mi sono distratto durante the promise
giovedì 26 giugno 2008, 18:38
davide74ge ha scritto:- Bruce ha scritto una canzone di cui nessuno sapeva l'esistenza intitolata "Dancing in the streets"
Una dei suoi pezzi migliori, assieme a "Out in the dark"
giovedì 26 giugno 2008, 21:14
edgar1924 ha scritto:davide74ge ha scritto:- Bruce ha scritto una canzone di cui nessuno sapeva l'esistenza intitolata "Dancing in the streets"
Una dei suoi pezzi migliori, assieme a "Out in the dark"
AAAHAHAHHAHAHAAAA... SEI UNA LEGGENDA!!!
giovedì 26 giugno 2008, 21:25
davide74ge ha scritto:Non riesco ad allegarla o a copiarla perché è un PDF protetto visibile solo a chi ha la password, ma chi può si legga la recensione del concerto sul secolo XIX di Genova. Una roba delirante in cui:
- Summertime Blues è diventata degli Who e non di Eddie Cochran
- Bruce ha scritto una canzone di cui nessuno sapeva l'esistenza intitolata "Dancing in the streets"
- "il carisma di Springsteen, che non ha più nulla della carica sontuosa per cui lo chiamarono il Boss..." (ma che concerto ha visto???)
- "l'esibizione sfrontata di forza fisica..." (Bruce body builder???)
Ma Dio mio... sono sempre più felice di aver firmato i referendum di Grillo sulla stampa...
Non è la prima volta, e non sarà l'ultima, che Il Secolo scrive boiate...
giovedì 26 giugno 2008, 22:06
davide74ge ha scritto:Non riesco ad allegarla o a copiarla perché è un PDF protetto visibile solo a chi ha la password,
http://ilsecoloxix.ilsole24ore.com/ital ... rock.shtml
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