Amadou Diallo era uno studente nero, residente a New York; un giorno venne fermato da 4 poliziotti che gli fecero un controllo di routine. Diallo mise la mano in tasca per estrarre il portafogli. Venne ammazzato con 41 colpi di pistola. La canzone “American Skin (41 shots)†parla di questo. Inizia a piano, quasi sottovoce. Poi è un crescendo. “E’ una pistola? È un coltello? È la tua vita? Puoi essere ammazzato solamente perché vivi nella tua pelle americanaâ€. Bruce non scrive canzoni per essere simpatico ai poliziotti. Bruce scrive canzoni per essere simpatico alla gente. E questa canzone gli costò cara, all’inizio, quando i poliziotti boicottavano la sorveglianza nei suoi concerti americani. Amadou Diallo. 24 anni, ucciso da 41 (quarantuno) colpi di pistola. Soltanto perché voleva estrarre il porta documenti dalla tasca. Ricordatevi di lui, perché serate come quella di ieri sono dedicate a persone come lui. Nei giorni scorsi volevo scrivere un pezzo su questa canzone, sulle emozioni forti che mi fa provare, volevo anche precisare quanto fosse difficile sentirla dal vivo. Non c’è limite alla provvidenza.
Sono le 5 di un mercoledì mattina e sono conscio del fatto che alle 10 inizierò a lavorare e passerò il mercoledì lavorando. Sono anche conscio che fra 24 ore esatte, alle 5 di giovedì 23 luglio, partirò per Udine, per dare un seguito a quanto fatto stasera. Il concerto a cui ho assistito stasera mi ha fatto rendere conto che non c’è limite o freno alla grandezza di Bruce. Che il concerto perfetto non esiste,perché ogni volta è meglio della volta precedente. Sono le 9 di una calda serata di luglio e la E-Street Band sale sul palco dello Stadio Olimpico di Torino. E’ subito Loose-Ends, rarità , chimera, chicca regalata al pubblico di Torino. Così. Come se niente fosse, il concerto del 21 luglio inizia con Loose ends. A seguire è un bagno di rock and roll, con Badlands e Hungry heart, e la folla è già infiammata. Outlow Pete è il primo pezzo del nuovo disco, e come al solito la resa “live†è più impattante della registrazione su disco. E’ una ballata blues rock, una canzone cinematica come quelle che Bruce scriveva parecchi anni fa. E’ un crescendo di “Can you hear me?†e alla fine, quando Bruce si avvicina al pubblico urlando “Can you hear me?†viene spontaneo rispondere “impossibile non sentirtiâ€. Poi è di nuovo rock and roll con “Working on the highway, seguita da una più tranquilla Working on a dream.
Colpi di batteria: Atlantic City, penso, del resto è la sua teorica posizione in scaletta. E invece no. Bruce inizia a stuprare la chitarra ed è l’inizio di una strepitosa, cattivissima, ruvida e graffiante Murder Incorporated, un’esplosione di rock, di potenza, di chitarre, di frasi urlate, a dimostrazione che la E-Street Band c’è, è lì, più viva che mai…. A seguire c’è una fantastica versione blues-countryeggiante di Johnny 99: sentita in mille versioni, in mille salse, rimane stupenda, anche stasera mi è entrata dentro, ha un tiro micidiale, e mentre sei vittima di questa ondata rock, le luci si abbassano…. Inizia l’introduzione di American Skin. Mai avrei sperato di sentirla dal vivo, eppure ora Bruce è lì davanti a me che canta : 41 shots 41 shots 41 shots E la canzone inizia. Tra un crescendo di musica, parole ed emozioni, alla fine la band si ferma, rimane Bruce nel silenzio più assoluto. E lo ripete Una Due Dieci volte: You can get killed just for livin in… You can get killed just for livin in… You can get killed just for livin in… You can get killed just for livin in… You can get killed just for livin in… ….Your American skin. Le lacrime covate sul “Can you hear me†di Outlow Pete ora si concretizzano. Sì, possiamo sentirti Bruce, e possiamo sentire anche questi 41 colpi di pistola che ci entrano nel cuore. Fa male questa canzone; è come essere innamorati di una donna irraggiungibile, è stupendo ma fa male. Un male cane. La musica svanisce, e succede quello che solo Bruce sa far succedere: sei lì che piangi, riflettendo, pensando, mentre in testa rimbomba 41 shots, e parte la musica allegra di Raise your hands. Bruce corre, fa il matto, va in mezzo al pubblico antistante il palco, raccoglie i cartelli con le richieste. C’è di tutto. Canta Raise your hands, poi la interrompe e raccoglie cartelli su cartelli, corre, sale, scende, ride, raccoglie anche un materassino da spiaggia su cui v’è una richiesta e ci si sdraia sopra facendo finta di nuotare.
Poi si rimette in piedi e prende in mano uno dei cartelli raccolti tra il pubblico. E’ Travelin Band. E’ l’undicesima cancone del concerto, è una cover dei Creedence e per chi non la conoscesse è una botta di rock and roll che ti rivitalizza per almeno 15 anni. E qua ti accorgi della magia di Bruce: non solo raccoglie le richieste della gente che è lì davanti a lui, come se fosse un juke box. Ma è capace di rispolverarti canzoni che magari non fa da mesi, anni. Si gira verso la band, fa vedere il cartello ai ragazzi, poi lo mostra al pubblico e in 10 secondi parte una canzone strepitosa, con la band che segue a ruota il suo capo. Incredibile, 11 canzoni e già sono state eseguite Loose ends, American skin, Murder Inc. e Travelin band. E mentre realizzo questa cosa, Bruce raccoglie una sorpresa che qualcuno gli ha fatto: non è una richiesta classica, ma è una richiesta dentro a una busta! Anzi, 3 buste, numerate! Bruce apre la prima: la richiesta è Drive all night. Non è convinto, quindi apre la seconda scelta: Drive all night. Bruce ride, probabilmente sta ridendo anche la persona che ha realizzato una cosa così originale, e allora Bruce si fionda sulla terza busta: Drive all night. Si è fermato il tempo nell’esatto momento in cui Bruce si gira, mostra il cartello alla band, poi riguarda il pubblico, fa l’occhiolino e annuisce con la testa, con quello sguardo quasi a voler dire “Sì ragazzi, stavolta la faccioâ€. Per i meno informati, Drive all night è una ballata d’amore, incisa sul disco The River. E’ una di quelle canzoni che Bruce esegue una, due volte a Tour, non di più. Non è una rarità , ma una Rarità . Con la R. Il pianoforte, l’assolo di sax, le parole, l’atmosfera, l’unicità di questo evento contribuiscono a lacrime sincere, svergognate, prive di ogni pudore, pure e libere; poi mentre la coda di Drive all night sfuma, le luci si spengono, Bruce raccoglie da terra due cartelli a forma di cuore, li sistema ai piedi del microfono, ride, si diverte e questa interazione con la gente crea una “magia nella notteâ€: Two hearts è un altro pezzo rock’n’roll che ti risveglia subito dallo stato comatoso in cui eri caduto poco prima. E dopo Drive all night e Two hearts, la sinfonia dell’amore continua con My love will not let you down, altro pezzo tirato, dove è il pubblico a farla da padrone con la Band sul palco, e quel “I'm gonna tear all your walls down, tear all your walls down†urlato a squarciagola, a precedere una allegrissima Waiting on a sunny day, e a seguire The promised land… Inutile dire quanto aspettassi anche quest’ultima, ma ormai una vale l’altra; essere qui, a Torino, in questo 21 luglio, conta più di qualsiasi scelta in scaletta… e “finalmente†l’atmosfera si calma ed è il momento di una intimissima My hometown, altra perla, altra rarità , altra canzone che difficilmente si può ascoltare ad un concerto di Bruce; ed è lui, siamo noi, ormai è pathos e unisono, e mentre realizzi tutto questo, parte l’introduzione di pianoforte di una delle più belle canzoni sull’amicizia: Backstreets, accolta dal pubblico in maniera incredibile, calda, viva, incredibilmente commovente, apre la strada a Lonesome day e a The rising, lacrime, risate, gioia, rock, è un continuo entrare in stato di trance per essere risvegliato subito dopo da una frustata di rock and roll: nel mezzo Bruce che canta, corre, scende dal palco e si getta tra il pubblico, ride, parla, accoglie richieste e fa cantare bambini. E’ un tripudio che culmina con Born to run, l’inno di serate come questa, con lo stadio completamente illuminato, tutto il pubblico in piedi, le mani alte nell’estenuante attesa dell’ultima strofa. Poi la band in fila sul palco, neanche un minuto di pausa e di nuovo tutti ai propri posti. Land of hope and dreams apre la coda finale di canzoni, il treno passa, raccoglie tutti, vincitori e vinti, debitori e creditori, tutti, senza distinzione alcuna. Il treno passa e la stazione successiva è la ballata folk rock American Land, fatta per far ballare anche i morti, stupenda, coinvolgente, un continuo crescendo, e l’apice sono Glory days e Dancing in the dark una dietro l’altra, una botta allo stomaco incredibile, una bastonata di rock che costringe chiunque ad alzarsi e inchinarsi davanti alla potenza della E-Street Band. Dancing in the dark sfuma, per lasciar spazio a Twist and shout, e qua veramente non c’è più nessuno che rimane fermo o in silenzio. E’ la degna conclusione di una delle più belle feste rock a cui abbia mai assistito, è la degna conclusione di uno dei concerti di mr Springsteen più belli a cui abbia mai assistito (…e ne ho visti parecchi). E’ una cornice di suoni, odori, dolori, gioie, lacrime e sensazioni che ti devastano. E’ la degna risposta a chi mi chiede il motivo per il quale vado a due concerti di fila di Bruce Springsteen. Tracciando un bilancio sommario e brevissimo, avrebbe dovuto essere una serata promozionale del nuovo disco, del quale però sono state suonate solo DUE canzoni… Sono state 3 ore di musica incredibili, dove Bruce ha suonato “solo†26 canzoni (la media è 29, 30) dilungandosi però sullo stare col pubblico o sul fare più perle. A Roma, il 19 luglio, ne ha eseguite 29. Nei due concerti vi sono solo una quindicina di canzoni in comune. Vale a dire che l’ossatura “fissa†riguarda metà scaletta. Per l’altra metà è delirio, pazzia, richieste, è imprevedibilità , è ciò che in quel momento Bruce vuole fare. Questo è il mio racconto. Anzi, queste sono le mie emozioni, le mie idee, i miei pensieri lucidi e confusi, le mie impressioni, tutto scritto tra le 5 e le 8.30 di questa mattina del 22 luglio. In mezzo ci ho pure dormito un paio d’ore. Questo è quanto mi sentivo in DOVERE di condividere, senza aspettare oggi pomeriggio, senza aspettare di commentare a freddo e in maniera più ponderata. Mi rileggo, mi rendo conto di aver scritto meglio in altri momenti, ma stamattina è così, è un tripudio di emozioni che mi costringe a vomitare fuori ogni mio pensiero, senza dare un reale senso logico: un po’ come le scalette dei concerti di Bruce. Grazie Bruce, serate come quella di ieri sono irripetibili. Esco da Torino con la mia caviglia malconcia, non curante del fatto che giovedì sarò a Udine alle 8 di mattina, per essere là davanti, sotto al palco, per vedere quali altre magie puoi estrarre dal cilindro. Sì, sarò a Udine due sere dopo Torino, perché so che farai un altro concerto strepitoso, caro Bruce. E no, non ho “paura†di sentire alcune canzoni per due volte in due serate, perché SO che non mi annoierai, perché quelle sono canzoni che ruotano sempre nel mio stereo, non mi annoio a sentirle nella mia autoradio, dovrei annoiarmi quando me le canti tu, Bruce? Perché quella di Udine sarà una serata a sé stante, così come ogni tuo concerto.
Esco, dall’Olimpico di Torino, dopo una serata durante la quale non ho rinunciato a rivolgere un pensiero a chi non poteva esserci… o a chi c’era, guardandosi questo spettacolo dall’alto, vedendomi piangere, saltare e ridere. Per non dimenticare, mai. E’ una calda serata di luglio, a Torino, ed ho appena assistito allo spettacolo del più grande prestigiatore del mondo.
Uscendo, quello che era accanto a me non si esime dal chiedermelo. “Ehi ‘man’, allora? Dopodomani sarai a Udine?â€
Certo amico… ci sono dubbi? Del resto… “i vagabondi come noi, sono nati per correreâ€
No?
_________________ È facile tornare con le tante stanche pecore bianche. Scusate, non mi lego a questa schiera: morrò pecora nera
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